Pescara. Carichieti forse poteva essere salvata. I dati contabili della banca non giustificherebbero il disastroso epilogo: prima del commissariamento la banca aveva 200 milioni di euro circa di patrimonio, e circa 700 milioni di euro di garanzie su circa 330 milioni di euro di credito deteriorato.
Per fare chiarezza il M5S agisce direttamente sul Ministero, ed i deputati abruzzesi Gianluca Vacca, Daniele Del Grosso e Andrea Colletti, insieme ai colleghi della commissione finanze, Daniele Pesco e Alessio Villarosa, presentano un’interrogazione sulla Carichieti al Ministro Padoan.
“Vogliamo capire come mai una banca che aveva 200 milioni di euro di patrimonio all’avvento dei commissari e che aveva garanzie di 700 milioni sui crediti deteriorati di 320 milioni, quindi più del doppio – ha affermato il deputato del Movimento 5 Stelle, Gianluca Vacca – con un anno di commissariamento saltata per aria. Non sappiamo nulla perché gli atti sono di fatto secretati, sono in accessibili, quindi noi vogliamo sapere che cosa è successo in questo anno di commissari di Banca d’Italia. Ricordiamo che all’estero gli Stati fanno di tutto per salvare il sistema creditizio e bancario. In Germania le banche locali sono un pilastro del sistema bancario tedesco e lo Stato aiuta queste banche, lo fa con molti finanziamenti, contrariamente alla nostra situazione, in Italia si fanno fallire le banche con tutto quello che ciò comporta. Abbiamo paura che ci sia un tentativo di svendere il sistema creditizio italiano e di cederlo all’Europa con tutto quello che c’è dietro. La Carichieti è stata sotto ispezione per molti anni, dal 2010 al 2014 ci sono state molte ispezioni di Banca d’Italia, quindi i problemi erano noti, il punto è vedere se questi problemi i commissari li hanno risolti o no. Si doveva fare in modo che la banca non fallisse o quantomeno non facesse questa fine. Invece i commissari hanno aggravato questa situazione azzerando il patrimonio che la Carichieti aveva. Poi c’è un altro problema: la commissaria europea per la concorrenza di recente in un carteggio con il Governo italiano ha detto che il 17,6% di svalutazione è un dato nettamente sottostimato, quindi alla fine di questo gioco c’è qualcuno che guadagnerà su questo sistema e gli obbligazionisti che probabilmente ci stanno rimettendo ed il territorio che di fatto risulta fortemente compromesso. Lo Stato paga relativamente, in questo modo stanno pagando i cittadini”.
L’interrogazione nelle sue premesse elenca tutte le anomalie del caso. Dal testo presentato al Ministero si evince che i resoconti non specificano in alcun modo né i meccanismi adottati dai commissari per individuare i prestiti in sofferenza, né il criterio adottato per attribuire il valore monetario di circa il 17 % rispetto alla garanzia originaria: in poche parole è come se avessero valutato, ad esempio, un immobile ipotecato del valore di 200 mila euro solo 34 mila euro. Di conseguenza tutte queste garanzie che, secondo i commissari di Banca Italia, risultano deteriorate sono finite nella Bad Bank per poi essere vendute. Naturalmente a guadagnarci saranno quelle società specializzate che le acquisteranno al prezzo modico del 17,6% rispetto al valore originale, per poi venderle a qualsiasi prezzo. In tutto ciò qualcuno ne trarrà vantaggio (ma non sappiamo chi), ma la cosa certa è che i cittadini, a cominciare dagli obbligazionisti, e l’intero Abruzzo ne subiranno le conseguenze. Oltretutto, dubbi molto pesanti sulla quantificazione del 17,6% sono stati sollevati dalla Commissaria Europea per la concorrenza Vestager, la quale nella corrispondenza con il Governo italiano afferma che “le sofferenze delle quattro banche salvate sono state violentemente sottovalutate dalla Banca d’Italia, che ha ordinato la loro cessione alla cosiddetta bad bank a un prezzo nettamente inferiore al reale valore economico. Secondo Vestager, il prezzo medio del 17,6 per cento del valore nominale dei crediti ammalorati consentirà alla bad bank un notevole profitto che sarà riversato sul Fondo di risoluzione”.
“L’interesse del Movimento 5 Stelle è quello di puntare un faro sulla Carichieti, sui commissari e su tutto l’aspetto di controllo – ha detto il consigliere del Movimento 5 Stelle, Sara Marcozzi – quello che ci interessa è la tutela dell’ultima banca territoriale che sta scomparendo, la tutela dei lavoratori e cerchiamo di fare chiarezza su quella che è la realtà di questa banca con la possibilità di salvarla comunque in altro modo”.
L’intenzione del M5S è quella di puntare il faro sull’operato di Bankitalia e dunque dei commissari della Carichieti, nonché su tutta la catena decisionale che ha portato alla chiusura forzata della nostra cassa di risparmio.
“È nostra intenzione presentare un ordine del giorno – ha detto il capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio Comunale a Chieti, Ottavio Argenio – in modo da impegnare il Consiglio Comunale a fare propria questa questione e capire i reali fatti che hanno portato la Carichieti al commissariamento, l’ultima banca territoriale rimasta in Abruzzo. Vogliamo che la politica faccia la politica e che tuteli gli Enti territoriali che devono stare sul territorio con le mani libere senza dover rendere conto al politico di turno”.
Francesco Rapino