San Vito Chietino. Come noto, il 18 maggio scorso, presso la sede della Regione Abruzzo a Pescara, il Presidente Luciano D’Alfonso ha convocato una riunione di lavoro con i Sindaci dei Comuni ricompresi nell’istituendo Parco nazionale della Costa Teatina al fine di una prima verifica della perimetrazione predisposta dal Commissario Pino De Dominicis.
Nel corso dell’incontro, i Sindaci dei Comuni di San Vito Chietino, Rocca San Giovanni, Torino di Sangro e Villalfonsina – nel ribadire gli argomenti non ideologici posti a base della loro contrarietà all’istituzione del Parco – hanno formalizzato al Presidente della Regione una proposta alternativa che prevede la concreta attuazione del “Sistema delle Aree Protette della Costa Teatina”, già istituito con la Legge Regionale n.5 del 2007, che ricomprende tutte le aree di valenza ambientale ed i Siti di Interesse Comunitario dei Comuni della Costa dei Trabocchi nonché le aree del dismesso tracciato ex FF.SS., con una fascia di protezione di 150 metri a monte e a valle delle stesse, che le collegano funzionalmente e la conseguente trasformazione del Parco nazionale da terrestre a Parco marino.
“Così facendo, il territorio costiero e le aree di pregio naturalistico conserveranno un inderogabile grado di protezione ambientale e paesaggistico senza incidere con ulteriori vincoli sui centri storici urbani. Saranno i Sindaci, quindi, quali rappresentanti dei cittadini perché democraticamente eletti, a gestire tali aree e si eviterà di creare quell’inutile baraccone burocratico qual è l’Ente parco, composto da funzionari nominati dai vari ministeri. L’istituzione di un Parco marino, inoltre, oltre ad essere una ulteriore occasione per intervenire fattivamente al risanamento dei fiumi ed al miglioramento della qualità delle acque, rappresenta l’unica concreta arma possibile contro l’installazione di piattaforme petrolifere in mare.La normativa, infatti, prevede che infrastrutture di tal genere debbano essere collocate ad almeno 12 miglia dal perimetro di aree marine protette. Un limite di distanza che, invece, le piattaforme petrolifere non sono tenute a rispettare in caso di presenza sulla costa di aree protette “a qualsiasi titolo”, come il caso di Ombrina Mare, purtroppo, insegna. Questa, lo ribadiamo, è l’unica possibilità giuridica per impedire ulteriori installazioni di ricerca ed estrazione petrolifere in mare.
Il Sindaco di Torino di Sangro evidenzia che “in alternativa al Parco Marino della Costa Teatina, sarebbe opportuno valutare l’istituzione di un sito di interesse comunitario marino, in quanto gli studi e le evidenze scientifiche hanno rilevato la presenza nel nostro mare di numerose specie inserite negli elenchi comunitari; questa sarebbe la strada giusta, anche se purtroppo non la più celere, per portare il tema della sfruttamento petrolifero dell’Adriatico in sede Europea. Infatti, per tutelare il nostro mare e la nostra costa è necessario che le attività ricerca ed estrazione degli idrocarburi nel Mare Adriatico siano vietate a livello comunitario e, quindi, anche in Croazia.”
Siamo grati al Presidente della Regione che ha recepito con molto interesse la nostra proposta e le nostre osservazioni circa la necessità di attribuire ai Sindaci, quali espressione delle comunità locali, il diritto-dovere di gestire il Territorio e si è impegnato ad intervenire fattivamente in tal senso sia presso il Ministero dell’Ambiente che presso la Presidenza del Consiglio”.