Montesilvano. Una via della città intitolata a Sergio Ramelli è la richiesta che il gruppo Fratelli d’Italia inoltrerà alla Commissione toponomastica.
La richiesta da parte del gruppo, coordinato da Manola Musa e Marco Forconi, sarà proposta al consigliere Aliano, affinchè sia ricordata la figura di Sergio Ramelli, militante e fiduciario del Fronte della Gioventù, vittima di un’aggressione compiuta da militanti della sinistra extraparlamentare, legati ad Avanguardia Operaia.
Sergio Ramelli, non ancora ventenne, fu aggredito nei pressi della sua abitazione il 13 marzo 1975 dai militanti armati di chiave inglese, che dopo averlo ripetutamente colpito alla testa, lo lasciarono esangue. Il ragazzo morì all’Ospedale Maggiore di Milano il 29 aprile 1975.
“Un ragazzo di destra che amava il calcio, la musica, lo studio e la vita in tutta la sua pienezza e che, dopo 47 giorni di agonia per l’aggressione subita, muore il 29 aprile del 1975”, ricorda il gruppo Fratelli d’Italia.
“Sergio Ramelli aveva appena 18 anni quando, il 13 marzo 1975, venne aggredito sotto casa a Milano, mentre metteva la catena al motorino. Due persone, armate con chiavi inglesi industriali (Hazel 36) gli ruppero la testa. Ad armare la mano degli assassini è un tema di scuola scomodo. Venne bollato come “fascista” solo per aver scritto un tema in classe in cui biasimava gli omicidi delle Brigate Rosse e di come il Paese stesse scivolando verso una spirale di odio e terrore”.
“Ma il tema di Sergio non fu neanche corretto dal professore, perché un gruppetto di studenti legati ad Avanguardia Operaia requisì tutti gli scritti e si mise a spulciarli uno a uno. E dopo neanche due ore i fogli protocollo scritti da Ramelli vennero esposti nella bacheca all’entrata della scuola, con quasi tutte le frasi sottolineate e sopra una scritta rossa come il fuoco: “Ecco il tema di un fascista!”. Da quel momento Sergio Ramelli diventa il bersaglio con il quale giocare al tiro a segno”.
“Quasi quotidianamente viene preso di mira, a volte viene portato fuori dall’aula e preso a calci e sputi, altre volte dileggiato e deriso davanti agli altri studenti, altre volte umiliato, offeso e costretto alle cattiverie più feroci. Fino alla comparsa di quella scritta infame sotto casa: “Ramelli fascista sei il primo della lista””.
“Ci sono voluti oltre dieci anni prima che un gruppo di pentiti accusasse il servizio d’ordine di Avanguardia Operaia di aver assassinato Sergio Ramelli. A poco a poco saltarono fuori i nomi di chi aveva preso parte all’azione omicida. Un martire politico cui molte città in Italia, come Chieti in Abruzzo, hanno dedicato vie o piazze per ricordare un giovane uomo la cui unica colpa era di voler esprimere le proprie idee”.
“Montesilvano”, affermano Musa e Forconi, “dedicando una via ad una vittima innocente degli anni bui della violenza studentesca che si legava ai colori della politica, contribuirebbe ad avviare, con serenità e con appuntamenti storico-culturali già in programma, un sano percorso di pacificazione e di distensione, soprattutto in un periodo politicamente infuocato come quello in cui ci troviamo, evitando di alzare bandiere di un tempo che fu, magari utili per rivendicare una contrapposizione carica di violenza, di odio e di divisione.”