Chieti. “Notevole preoccupazione per la riapertura ad Atessa dello stabilimento della Ciaf Ambiente. Non posso dunque che associarmi al forte timore espresso nei giorni scorsi dal primo cittadino atessano Giulio Borrelli. Proprio il contesto ambientale di Atessa e dell’intera Val di Sangro, già fortemente antropizzato, è in notevolissimo pericolo”.
Con queste parole il Consigliere regionale di Sinistra Italiana Leandro Bracco ha commentato la notizia che da alcuni giorni circola sui media e che riguarda la possibile riapertura dello stabilimento della Ciaf Ambiente. Vicenda questa nell’ambito della quale ha già manifestato la propria netta contrarietà il sindaco di Atessa Borrelli.
“L’impianto, dedicato al trattamento dei rifiuti e che si trova nella frazione atessana di Piazzano – spiega Bracco – nel 2006 è stato al centro dell’indagine denominata ‘Mare Chiaro’, inchiesta della magistratura che portò all’arresto di sedici persone fra le quali cinque abruzzesi. Al di là di questo però negli anni l’attività industriale si è rivelata altamente impattante per l’ambiente”. “Come riportato in questi giorni dalla stampa – evidenzia il Consigliere regionale – la società genovese Ecoeridania avrebbe acquisito un ramo d’azienda del gruppo Maio ed espresso l’intenzione di riattivare lo stabilimento per lo smaltimento di rifiuti speciali industriali. In più la stessa Ecoeridania avrebbe parlato di bonifica. Da questi elementi non può non sorgere sconcerto e il motivo è presto detto. Che non si tratti, dopo la vicenda di Rocca San Giovanni, di un’altra circostanza in cui il protagonista è il baratto? Io pubblico ti autorizzo a smaltire rifiuti speciali industriali ma tu privato, prima di dare avvio alla tua attività, mi bonifichi l’area”.
“L’affermarsi di questo modello di iniziative e cioè il risanamento in cambio di un nuovo progetto altrettanto impattante – evidenzia Bracco – non può che tradursi in una ipoteca pesantissima sul nostro futuro. Questo modo di agire deve essere fermato in quanto si deve garantire il rispetto del principio secondo il quale chi inquina paga. Se necessita bonificare lo si faccia senza mettere sul tavolo ulteriori questioni di autorizzazioni”.
“La preoccupazione aumenta in misura esponenziale – rimarca Bracco – se si considera che proprio questo modus operandi potrebbe agevolare la progressiva trasformazione dell’Abruzzo da Regione Verde d’Europa a Regione pattumiera. Un timore non così remoto se si tiene in considerazione l’arrivo di numerosi progetti legati al trattamento dei rifiuti. Progetti di privati destinati ad accogliere rifiuti speciali provenienti da ogni parte d’Italia. La prova? A pochi chilometri dall’impianto della Ciaf Ambiente potrebbe prendere vita un’altra iniziativa legata al trattamento dei rifiuti. In quello stesso ambito territoriale la società Di Nizio Eugenio intende infatti realizzare un impianto di sterilizzazione di rifiuti sanitari a rischio infettivo al quale sarà associato un deposito di rifiuti sia pericolosi che non pericolosi provenienti da terzi”.
“Ciò che pare profilarsi – rileva Bracco – appare quindi inaccettabile non solo per il rischio del peggioramento delle già critiche qualità ambientali dell’area ma anche perchè profondamente in contrasto con le caratteristiche dell’industrializzazione della zona, connessa al comparto dell’automotive e della meccanica”. “Gli interessi delle comunità non devono essere più sacrificati e messi in secondo piano rispetto agli appetiti legittimi ma difficilmente compatibili con il contesto ambientale messi in atto da parte di diversi attori industriali. Sì allo sviluppo – conclude Leandro Bracco – ma solo se in equilibrio con il già fragilissimo ecosistema”.