Pescara. Assolto perchè il fatto non sussiste. Si è pronunciata così, ieri mattina, la Corte d’Appello dell’Aquila (giudici Catelli, Flamini, Cirillo) nei confronti di Fabrizio Bernardini, segretario generale dell’Ato, nell’ambito dell’inchiesta sul cosiddetto ‘Partito dell’Acqua’.
L’inchiesta è partita nel 2010 sulla base di esposti di un ex dipendente e dell’Associazione Codici, a suo tempo presieduta da Domenico Pettinari, ed è stata condotta dalla Digos della questura di Pescara e coordinata dal pm Valentina D’Agostino.
Le contestazioni mosse ai vertici politici e amministrativi dell’Ato, in primo luogo all’ex presidente Giorgio D’Ambrosio, ruotavano intorno a una lunga serie di illeciti che vanno dall’abuso, al peculato, dalla truffa al falso.
Nell’ambito dell’inchiesta Bernardini, in concorso con alcuni amministratori e altri dirigenti, è stato accusato dei reati di falso, abuso e truffa per aver creato false delibere del Consiglio di Amministrazione, rilasciato false attestazioni alla Comunità Europea, violato norme sul conferimento degli incarichi e sulle assunzioni.
Bernardini, assistito dagli avvocati Iadecola e Rodriguez, ha chiesto e ottenuto il rito abbreviato e il 20 febbraio 2013 il gup del Tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, lo ha riconosciuto colpevole di tutti i reati ascrittigli comminando la pena di un anno di reclusione e un anno di interdizione dai pubblici uffici ma concedendo il beneficio della sospensione.
Dopo la sentenza di primo grado, il ministero degli Interni, da cui Bernardini dipende quale dirigente statale, ha ritenuto che non vi fossero gli estremi per una sospensione dal servizio. E nessun provvedimento è stato adottato nei suoi confronti dall’allora presidente della Provincia, Guerino Testa, considerato che Bernardini è anche segretario generale della Provincia, e dal Commissario dell’ Ato, Pierluigi Caputi, i quali gli hanno sempre manifestato piena fiducia nonostante i continui attacchi di Codici.
La vicenda è stata anche posta all’attenzione del presidente della Giunta regionale Luciano D’Alfonso, più volte invitato dell’attuale consigliere regionale Domenico Pettinari (M5S) a intervenire affinchè Bernardini fosse rimosso dai suoi incarichi essendo stato condannato in primo grado.