Pescara. Il senatore Luciano D’Alfonso (Pd) interviene ancora una volta per indicare quella che definisce “una corsia preferenziale praticabile per uscire dallo stallo che rischia di bloccare i due progetti di raddoppio e di velocizzazione della linea ferroviaria Pescara-Roma inseriti all’interno del Pnrr: Interporto d’Abruzzo-Manoppello (lotto 1) e Manoppello-Scafa (lotto 2)”.
“La soluzione-cerniera per conciliare la necessità di un’opera attesa da cinquant’anni con le esigenze di vivibilità e di sicurezza riferite drammaticamente dai territori coinvolti dal passaggio del nuovo progetto di tracciato non è da inventare ma da leggere nella Costituzione e nelle sentenze della Consulta”, ha annunciato stamani in conferenza stampa.
“A darci un aiuto esplicito – spiega D’Alfonso – è la potenza dell’articolo 117, terzo comma, della Carta costituzionale che precisa il ruolo delle Regioni anche per quanto riguarda la scelta dei tracciati delle grandi opere pubbliche riferite alla trasportistica e, dunque, anche al sistema ferroviario. L’articolo 117 – prosegue D’Alfonso – descrive quali sono le materie in corrispondenza delle quali c’è la competenza esclusiva dello Stato, la competenza esclusiva delle regioni e la competenza concorrente. Ebbene, la materia delle reti dei grandi trasporti è materia oggetto di competenza concorrente: lo Stato fissa gli indirizzi e i principi generali e le Regioni fanno la legislazione puntuale di merito. E la localizzazione di un tracciato ferroviario corrisponde, non ai principi, ma ad un contenuto di dettaglio progettuale di competenza della Regione. E’ la stessa giurisprudenza costituzionale ad averlo precisato nero su bianco nella sentenza 303 del 2003.
La “soluzione D’Alfonso” viene vista doppiamente positiva: “Non solo perché è in grado di risolvere positivamente, ma perché è posta dalla Costituzione e ribadita dalla giurisprudenza costituzionale: ecco perché dico, la Regione Abruzzo, supportata da tutti le istituzioni territoriali interessate, provveda con una delibera di Giunta ad aprire un tavolo col Governo che si chiuda con una intesa che, come ha precisato la sentenza costituzionale n.303 del 2003, non consiste in un mero assenso rinunciatario quello che spetta alla regione – precisa D’Alfonso – ma è una compenetrazione paritaria di interessi: senza il sì della regione il tracciato non si definisce. Solo e soltanto l’istituto dell’intesa può essere in grado, al termine del procedimento, di ricucire i punti di vista dei cittadini preoccupati con la necessità fondamentale di realizzare quest’opera che, se fatta col consenso durerà cento anni. Altrimenti c’è il rischio che non si faccia perché sarà circondata dal dissenso e dal contenzioso e, forse, se ne riparlerà tra cento anni”.
“Abbiamo il commissario straordinario – conclude D’Alfonso – abbiamo una sezione speciale del Consiglio superiore dei lavori pubblici per dare parere, abbiamo un soggetto specializzato nel fare progetti che è Italfer, abbiamo la stazione specializzata a fare gare d’appalto. E abbiamo gli enti locali che hanno trovato la soluzione ai problemi che hanno prefigurato. E ci sono risorse consistenti e irripetibili in giacenza, proprio per fronteggiare gli imprevisti e per non popolare di barriere antirumore i luoghi di vita di persone e imprese del territorio”.