Pescara. L’aliquota Irpef sale allo 0,8: una decisione obbligata per il consiglio comunale di Pescara, dopo il pesante parere del Collegio dei Revisori dei Conti che, con le casse vuote a Palazzo di Città, ha imposto di trovare 4,2 milioni sul bilancio di quest’anno preannunciato un futuro (molto prossimo) dissesto finanziario.
Ma ieri pomeriggio il Consiglio ha messo una pezza alla “stangata bis”, approvando la fascia di esenzione per i pescaresi meno abbienti da 15.050 a 16.000 euro: “Una delle fasce di esenzione più alte d’Italia”, come sottolinea la capogruppo Sel Daniela Santroni. Tradotto: nonostante l’esorbitante aumento, chi non arriva a produrre un reddito da 16mila euro all’anno non pagherà un euro di Irpef. Tradotto ulteriormente: con l’innalzamento dell’esenzione, altre 2mila famiglie pescaresi, per un totale di 39mila su 81mila nuclei residenti nel capoluogo adriatico.
Manna dal cielo in tempi di crisi, ma tra le due ali dell’Aula sembra premere più l’interesse per chi deve aggiudicarsene il merito, anziché quelli della cittadinanza in nome della quale si dice di sedere sullo scranno. Stamattina una conferenza stampa era stata convocata congiuntamente (in linea teorica) da tutti i capigruppo per spiegare i termini della manovra adottata “condivisa – ha detto il capogruppo Pd Presutti – raggiunta con spirito di sacrificio da parte degli amministratori e con un bel gesto dall’interezza del consiglio comunale” che ha accettato di tagliarsi emolumenti e indennità per concedere l’esenzione Irpef. Eppure all’ensemble congiunta in sala Giunta mancava l’intero centrodestra, che con una telefonata in extremis del capogruppo Ncd Testa ha annunciato la diserzione. C’erano, dunque, i gruppi del centrosinistra e quello del Movimento 5 Stelle, pronto a rivendicare la forza dell’ostruzionismo come leva per ottenere l’approvazione di quanto stabilito con una delibera approvata dall’aula: eliminazione delle indennità aggiuntive per lo staff del sindaco, avanzare un atto ingiuntivo nei confronti del Ministero di Giustizia per il rimborso di circa 6 milioni di euro per le spese del tribunale, blocco degli impegni di spesa in bilancio, l’invito del sindaco agli assessori a tagliarsi il 20% delle indennità. “Avevamo presentato 707 emendamenti”, ha sottolineato la capogruppo pentastellata Sabatini, “ritirati solo dopo aver ottenuto dalla maggioranza l’accordo su questi punti”. Vittoria da cantare solo a metà, visto che la grillina aveva chiesto anche il dimezzamento del 50% dei rimborsi “ad una giunta che è tuttora inefficiente” e l’eliminazione di “un assessore non eletto democraticamente”.
Dalla sedia accanto, Daniela Santroni ha ulteriormente sottolineato che “con uno sforzo di concertazione di tutto il consiglio e della giunta siamo riusciti a condividere un emendamento che va nella direzione di quanto ci hanno chiesto i sindacati”. Ma i sindacati, per voce del segretario Spi Castellucci annunciano che “le segreterie provinciali di Cgil-Cisl-Uil,Ugl unitamente alle segreterie provinciali dei pensionati organizzano per venerdì 26 Settembre, alle ore 10.00, in Piazza Italia, in occasione del Consiglio Comunale, una Manifestazione di protesta, di lavoratori e pensionati, contro l’iniquità delle misure che l’Amministrazione Comunale intende adottare con l’approvazione del Bilancio preventivo”. “La manovra di bilancio del comune di pescara”, commenta ancora Paolo Castellucci, “costerà alle famiglie con redditi medio-bassi da 300 a oltre 600 euro all’anno. Il centrodestra lascia debit per 4 milioni, il centrosinistra risana indebitando lavoratori e pensionati”.
La scelta del forfait da parte del centrodestra, però, parla di altra rivendicazione. Scegliendo di parlare in un’apposita sede solo domani, Forza Italia ha mormorato dai corridoi del Municipio che “la mossa dei Cinque Stelle è stata solo strumentale”. A parlare è Luigi Albore Mascia che, rivendicando a sua volta “la genesi del centrodestra degli emendamenti adottati”, sottolinea che “la trattativa per l’innalzamento dell’esenzione a 16mila euro era iniziata tra centrodestra e centrosinistra”.
Quando si dice, quel che conta è il risultato.
Daniele Galli