Chieti. “Secondo quanto riportato da una notizia apparsa su un quotidiano locale confortata anche da una inequivoca foto lanciata appositamente in rete, una decina di commensali, tutti fuoriusciti recentemente dal centro destra teatino più alcuni attuali consiglieri di maggioranza al Comune di Chieti, hanno partecipato ad una cena organizzata a sostegno del candidato governatore dell’Abruzzo della coalizione del centrosinistra Luciano D’Alfonso”.
Così in una nota il segretario provinciale di Giustizia Sociale di Chieti, Angelo Pasquantonio, che aggiunge: “Sempre secondo quanto riportato nell’articolo di giornale hanno partecipato, tra gli altri, Domenico Di Fabrizio, delegato allo Scalo, punta di diamante dell’amministrazione Di Primio e personaggio di spicco del centrodestra teatino, Vincenzo Ginefra capogruppo Fi – Pdl sempre al Comune e (fino a ieri?) uomo di fiducia di Di Primio oltre che fedelissimo di Febbo e di Di Stefano; ancora Gianni Di Labio, capogruppo della Lega-Nord e delegato ai Servizi Cimiteriali del comune di Chieti. Tre componenti di ‘peso’ della maggioranza a Palazzo D’Achille che con la loro partecipazione ad una cena politica-avversa hanno mandato un chiaro segnale di presa di distanza dall’amministrazione Di Primio, e a poco o a nulla sono servite le giustificazioni addotte di fedeltà al sindaco. Inoltre, ancor più significativo del clima da fine impero che serpeggia nel centro destra teatino e’ il fatto che nessun esponente locale, dal futuro ricandidato alla regione Febbo all’onorevole Di Stefano, si sia sentito in dovere di intervenire pretendendo un passo indietro quanto meno dal capogruppo Ginefra. Evidentemente tutti, anche i politici locali, dopo i cittadini che l’hanno capito da tempo, si sono accorti che questa amministrazione e’ al capolinea, priva di una guida capace e senza più obiettivi.
Per Pasquantonio: “In tutto questo clima l’unico che far finta di niente è proprio Di Primio che pur di rimanere un altro anno seduto sulla sua sempre più traballante poltrona preferisce coprirsi gli occhi (per non vedere come si è sfaldata la sua maggioranza) e tapparsi le orecchie (per non sentire il forte grido di dolore di una città in piena agonia). A questo punto il primo cittadino farebbe bene a dimettersi per raggranellare le ultime briciole di dignità politica”.