Atessa. “Da qualche anno ci raccontano la favoletta che si è dovuti arrivare ad un contratto specifico per la Fiat perché quello nazionale dei metalmeccanici, firmato unitariamente ed approvato con quasi il 70% dei voti nel referendum, conteneva troppi lacciuoli e vincoli che impedivano di rispondere con tempestività alle esigenze del mercato dell’auto”.
Così la Fiom provinciale e Rsa Fiom Sevel scrivono in una lettera indirizzata ai lavoratori e alle lavoratrici della Fiat di Atessa.
“Tutto il percorso – prosegue la lettera – per arrivare a questo contratto è stato costellato di iniziative finalizzate a tenere fuori dalla contrattazione la Fiom, l’organizzazione più grande per numero di iscritti e di Rsu nel gruppo Fiat, l’unica organizzazione che, pur assumendosi sempre piena responsabilità in tutte le situazioni sindacali manteneva una posizione critica su alcune problematiche legate in particolare ai diritti e alle condizioni di lavoro. Dall’introduzione del CCSL è passato un po’ di tempo e si può cominciare a fare un consuntivo della condizione attuale. Oggi l’azienda dispone del pieno controllo dell’organizzazione del lavoro, il contenuto del contratto fa sì che può fare di tutto per le esigenze produttive, può variare in qualsiasi momento le impostazioni delle linee e di conseguenza anche la mobilità degli addetti non è delimitata, in lastratura la si pratica anche nell’ultima ½ di lavoro, in alcune unità le pause mense non esistono più così come l’intervallo tra 1° e 2°turno, nello stabilimento la conflittualità è zero perché i “firmatutto” hanno di fatto cancellato questo diritto, gli impianti lavorano ormai 24 ore su 24 con una conseguenza evidente a tutti, crescono gli scarti ed aumentano i costi per il loro recupero fatti con tanti straordinari. La nuova organizzazione del lavoro è applicata in modo unilaterale dall’azienda senza un confronto sindacale e con una molteplicità di problemi che non vengono resi trasparenti a chi opera sulle postazioni di lavoro.
Con una condizione simile si potrebbe pensare che tutto volge al meglio; la piena libertà di gestione aziendale dovrebbe rendere più facile il raggiungimento degli obiettivi, ma la realtà è molto diversa. In stabilimento si percepisce un clima pesante di una condizione subita e non condivisa, la crisi, le condizioni sociali del territorio e l’operato di molti delle altre strutture sindacali interne agiscono sulla psiche delle lavoratrici e dei lavoratori condizionandone il modo di pensare e di agire. Questo non aiuta ad una partecipazione attiva della forza lavoro alla vita dello stabilimento.
La storia, i numeri e il continuo trend crescente dello stabilimento dimostrano di com’è stato determinante l’apporto dei lavoratori quando correttamente stimolati e rispettati. Tutta questa esperienza va recuperata, la Rsa Fiom vuole fare la sua parte perché determinante; nessuna organizzazione del lavoro può migliorare senza lo stimolo di una controparte critica, qual è la Fiom, che la obblighi migliorarsi nel rispetto delle regole. Oggi l’azienda si è contornata di tanti yes-man che ne hanno appiattito anche le professionalità della gestione e dei responsabili, questi sono sempre più impegnati a garantire postazioni di privilegio come risultato delle clientele necessarie per mantenere in piedi il sistema creato dagli accordi separati. Tutto è ancora recuperabile: la piena applicazione della sentenza della Corte Costituzionale, che reintegra a pieno titolo la Fiom, può essere l’occasione per voltare pagina e far rinascere il sindacato in Sevel nell’interesse di tutti quelli che vi lavorano!”.