“Il Ddl – dicono i rappresentanti comunali (di Vasto), provinciali e regionali di Prc – prevede infatti che i titolari di impianti di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile, di potenza nominale superiore a 1 Mw e aventi un impatto ambientale, versino un contributo all’ente di gestione dell’area protetta che subirà l’inquinamento prodotto dall’impianto. Un impianto come quello citato nel Ddl, sarebbe ad esempio la centrale a biomasse di Punta Penna contro la quale moltissimi cittadini si sono battuti. Mentre migliaia di cittadini si battono per difendere la nostra terra e il Parco Nazionale della Costa Teatina, a Roma vogliono trasformare tutto in una questione monetaria: l’incompatibilità degli impianti con il territorio non determinerà il divieto all’installazione, ma un pagamento che autorizza ad inquinare. Non vengono tutelati gli interessi collettivi, ma quelli dei privati titolari di impianti inquinanti che possono così comprarsi un territorio. E’ di fatto la privatizzazione dell’ambiente e della salute pubblica, autorizzata dal governo a guida Pd-Pdl. Come hanno denunciato nei giorni scorsi anche autorevoli associazioni ambientaliste (Cts, Fai, Italia Nostra, Lipu, Mountain Wilderness, Pronatura, Touring Club Italiano e Wwf Italia), questa riforma si basa sul rovesciamento del principio alla base dell’esistenza stessa dei Parchi Nazionali: non sarà più prevalente la tutela ambientale e il suo interesse pubblico (che, tra le altre cose, è anche sancito dalla Costituzione Repubblicana nata dalla Resistenza e che il governo Letta si sta preparando a devastare) ma l’interesse privato di lobby particolari. Il Parco Nazionale della Costa Teatina, per il quale ci stiamo battendo ormai da 12 anni, viene quindi a subire un vero e proprio colpo al cuore prima ancora di vedere il completamento del suo iter istitutivo. Non è un caso che la proposta di dichiarare l’urgenza su questa nefasta riforma sia stata presentata dal senatore siciliano D’Alì. Lo stesso senatore che un anno e mezzo fa presentò la prima proposta di proroga dei termini entro i quali individuare definitivamente i confini del Parco Nazionale della Costa Teatina. Non è un caso nemmeno che anche quella proposta fu votata dai fautori delle larghe intese, Pd, Pdl e Udc. Fu quella la prima di varie proroghe che, ancora oggi, mantengono il Parco Nazionale della Costa Teatina in una sorta di limbo e ostaggio di una politica che finge la contrapposizione, ma che rappresenta e difende gli interessi di ben precise lobby”.