Sedute rimandate, annullate per vizi procedurali. Poi la maratona del week end, con la prima, storica convocazione in un giorno festivo del consiglio comunale. Ma non è bastato nemmeno andare in aula alla domenica, seppur concedendo ai consiglieri la pausa per andare allo stadio a vedere il Pescara perdere con l’Udinese. La ratifica sulla accordo di programma per la cessione dell’ex Cofa alla Camera di commercio non è stata emessa prima della mezzanotte, termine ultimo fissato alla firma dell’accordo tra Comune, Provincia, Regione ed ente camerale.
Ha vinto l’ostruzionismo dell’opposizione. Ostinato e ininterrotto, giocato con l’arma della pregiudiziale, escamotage burocratico che interrompeva qualsiasi tentativo della giunta di illustrare i termini e, infine, arrivare alla votazione dell’accordo. Tutto studiato da Pd, Rifondazione e Fli per giocarsi nelle stanze delle riunioni extraconsiliari la trattativa sulla cessione dell’area da riqualificare, legata a doppio filo ai vincoli dell’edilizia privata che si potrebbero sgretolare qualora all’ex mercato ortofrutticolo venissero concesse libertà d’eccezione al Piano particolareggiato 2.
A capeggiare l’ala contraria dell’assise è stato il Pd, impuntato sulle procedure dell’accordo: in sintesi, per i democratici la Camera di commercio doveva presentare cartigli e rendering ancor prima di poter acquistare l’area e dimostrare che non avrebbe costruito alberghi e palazzine, non concessi dal Pp2. O che almeno tutto ciò venisse deciso ai voti dal consiglio. Perché, secondo il Pd, le intenzioni progettuali della Camera di commercio volevano realizzare alberghi, ostelli, e negozi, oltre a banche, chiese, biblioteche e aree espositive.
Di riunioni a porte chiuse ne sono state fatte varie, ad una è stato convocato anche il presidente camerale Daniele Becci, al quale veniva anche chiesto di accollarsi parecchi oneri relativi a volumetrie destinate ad aree pubbliche. A Becci il Pd ha presentato questa lista di richieste:
Si è scesi anche nel giuridico, insomma, fatto sta che la mezzanotte è passata e l’accordo è sfumato. Stamattina, in conferenza stampa, una parte ha esultato vittoriosa, l’altra ha promesso di tornare all’attacco.
“Ieri, in aula, si è consumata la sconfitta per il nostro territorio”, ha detto il sindaco Mascia, circondato dalla sua maggioranza, “ma noi non accettiamo la politica del ‘tanto peggio tanto meglio’ tipica del pensiero comunista anni ’60 o ‘70 e non accettiamo un ostruzionismo becero usato strumentalmente da una minoranza per tenere in ostaggio una città intera”. Saldamente rispettato, secondo il centrodestra, il principio del bene pubblico che gli avversari politici, invece, contestavano in assise: “Sulla linea della natura pubblica abbiamo sottoscritto quella che è la madre di tutti gli accordi di programma”, ha spiegato Mascia, “che vede la partecipazione esclusivamente di Enti pubblici, ossia Comune, Provincia, Regione e Camera di Commercio, abbiamo lavorato per un anno per definire l’iter e abbiamo promosso un accordo che si muove nell’alveo del Piano regolatore e del Pp2, ma con l’arma della pregiudiziale in tre giorni l’assessore Antonelli non è riuscito neanche a illustrare la delibera e a questo punto ci rivolgeremo anche al Prefetto per chiedere di attuare qualche iniziativa per rimuovere quella dittatura della minoranza in cui oggi viviamo, un vero regime dell’opposizione”. “Ora è evidente che la presidenza del consiglio non potrà più concedersi a tale stile ostruzionistico”, ha aggiunto il consigliere Lorenzo Sospiri, “se non riesce a districarsi sulla vicenda della pregiudiziale, la sottoponesse al voto dell’aula e, se si vuole giocare con il Regolamento, io ho già pronta la pregiudiziale delle pregiudiziali che, d’ora in avanti, le bloccherà tutte, risponderemo con tutte le armi che la democrazia ci mette a disposizione. Non è possibile pensare di lasciare l’ex Cofa nello schifo in cui versa oggi e non è possibile che la Regione perda 13milioni di euro”, ovvero la cifra che la Camera di commercio ha offerto per acquistare l’area oggi in degrado. E ancora il sindaco ha spiegato i prossimi passi in scaletta per il centrodestra: “Oggi ci muoveremo su due fronti: dovremo scrivere agli Enti per tentare di risottoscrivere l’accordo di programma e poi scriverò al Dirigente del Settore Gestione del Territorio per invitarlo a verificare se esistono le condizioni perché si proceda all’annullamento, in autotutela, del permesso a costruire rilasciato alla società PescaraPorto per metterci nelle condizioni di andare avanti con il Piano Particolareggiato 2. I Consiglieri di minoranza”, ha concluso, “poi dovranno anche spiegarci perché, a loro giudizio, la Camera di Commercio, che è un Ente pubblico, avrebbe dovuto rinunciare alle premialità della legge regionale consentite ai privati”.
Ma dall’altra parte del palazzo di città, democratici, descritti spaccati durante la maratona ostruzionista, e Fli hanno avanzato ipotesi sulla vera natura della battaglia protratta dalla maggioranza. “La cosa che mi ha meravigliato”, ha detto il capogruppo Fli Pignoli, “è il fatto di aver constatato che la maggioranza è sempre più politicamente ostaggio dei poteri forti. Noi abbiamo fatto ostruzionismo perché non ci abbiamo visto chiaro sull’Accordo di Programma che è sembrato un contenitore vuoto. Siamo contro la costruzione di palazzi, centri commerciali e negozi e alberghi, e riteniamo invece che quell’area debba diventare un polo di attrazione turistica per far ripartire l’economia cittadina. Su quell’area esiste un vincolo urbanistico stabilito da una Legge Regionale che prevede una destinazione a fini pubblicistici, cioè finalizzata alla realizzazione di impianti, attrezzature e servizi pubblici o di pubblica utilità. Non comprendiamo le ragioni che oggi impedirebbero alla Camera di Commercio di acquistare quelle aree visto che la scelta pianificatoria sarebbe comunque riservata al Comune di Pescara. Se l’ente camerale è davvero interessato all’acquisto dell’ex Cofa stipuli l’atto di compravendita nei termini previsti dal protocollo d’intesa all’epoca sottoscritto”. Secondo il vicecapogruppo Pd Del Vecchio, invece, è stata la maggioranza ad essere divisa: “Non erano i consiglieri di opposizione ad attendere impazienti la mezzanott”, afferma, “quanto i consiglieri di maggioranza che avevano conosciuto la reale portata dell’operazione messa in evidenza dalle pregiudiziali presentate dalla opposizione. Queste, infatti, riconoscevano le legittime ed imprescindibili necessità di valorizzare il patrimonio pubblico comunale, la realizzazione delle opere ed infrastrutture pubbliche con oneri a carico del proponente, l’esclusione di beneficiare di volumetrie aggiuntive. Purtroppo”, conclude, “ ed è questa la nota molto stonata di tutto il procedimento, queste richieste venivano rigettate dalla Camera di Commercio e l’amministrazione cittadina si compiegava a tale indicazione dimostrando l’assoluta mancanza di autonomia e potere decisionale”.
TESTA: NON PERDIAMO TEMPO PREZIOSO, SI CONVOCHI TAVOLO DI LAVORO
“Attorno all’area dell’ex Cofa si gioca, in questa fase storica, il futuro di Pescara e la città non può permettersi di perdere tempo prezioso per colpa di una opposizione in consiglio comunale irresponsabile e incomprensibile. Si convochi subito un tavolo, quindi, per valutare cosa si può e si deve fare per riprendere il discorso del rilancio di questa zona”. A dirlo è il presidente della Provincia di Pescara Guerino Testa, uno dei firmatari dell’accordo che il Consiglio comunale ha omesso di ratificare a causa dell’ostruzionismo della minoranza. “Dobbiamo andare avanti senza esitazioni e senza perdere tempo, con un atteggiamento maturo e responsabile, contrariamente a chi ha voluto mettere i bastoni tra le ruote a questa iniziativa – sostiene Testa. Forse il centrosinistra voleva evitare che la maggioranza in Consiglio comunale si appuntasse una stelletta sul petto o forse ci sono altri motivi o manovratori oscuri che mi sfuggono. Io preferisco pensare a Pescara e alle sue possibilità di sviluppo, e l’ex Cofa rappresenta un treno da non perdere. Chi ha qualcosa da dire lo faccia subito, per valutare se la Camera di commercio è d’accordo. Da parte nostra non ci saranno né battaglie ideologiche né barricate di alcun genere. Sarebbe opportuno, però, rivedere quei meccanismi che consentono a uno o più consiglieri di bloccare in aula provvedimenti così importanti. Non credo che i cittadini possano capire davvero il comportamento di chi fa saltare provvedimenti dalla valenza strategica, perdendo tempo prezioso e spendendo inutilmente denaro pubblico”.