Chieti. “Una istanza di accesso agli atti con la quale si chiede di venire in possesso della documentazione relativa al censimento delle aree contaminate nonché delle attività poste in essere al fine di assicurare la messa in sicurezza e la bonifica di zone nelle quali è stata riscontrata una contaminazione diffusa del suolo e delle falde sia superficiali che profonde”.
E’ questo il documento che il Consigliere Leandro Bracco ha predisposto per fare chiarezza su una questione altamente delicata e articolata che attiene al Sito di interesse regionale (SIR) di Chieti.
“Quell’ampia porzione di territorio che si trova a ridosso del fiume Pescara – spiega l’esponente di Sinistra Italiana – è caratterizzata da un elevato tasso di inquinamento e anche per questo motivo, nel 2010, la Regione Abruzzo decise appunto di censirla come sito di interesse regionale denominandolo ‘Chieti Scalo’. Un sito nel quale, purtroppo, la situazione di degrado ambientale è notevolissima”.
“In quelle aree – evidenzia Bracco – è presente un contesto di profonda compromissione del suolo, delle acque e dell’aria. Una realtà la cui gravità è accentuata, presumibilmente, dall’inerzia delle amministrazioni e degli enti tenuti ad assicurare l’avvio dei procedimenti di caratterizzazione, messa in sicurezza e bonifica delle aree contaminate”.
“I vari iter – prosegue il Consigliere – sono contraddistinti da una lentezza che ha dell’incredibile. Assolutamente insufficienti inoltre risultano le azioni messe in campo a cominciare dall’attuazione dell’accordo di programma approvato dalla Regione Abruzzo nel 2012 e relativo a ‘interventi di messa in sicurezza e bonifica’”.
“Proprio questo accordo – sottolinea Bracco – nel 2013 è stato modificato ai fini della rimodulazione di alcuni contenuti e voci di spesa e impegnava la stessa Regione Abruzzo e il Comune e la Provincia di Chieti all’attuazione di compiti specifici allo scopo di concretizzare alcuni obiettivi. Obiettivi che però nei fatti sono rimasti lettera morta”.
“Un particolare ruolo, come d’altra parte previsto dal Testo Unico dell’Ambiente – specifica il Consigliere regionale – veniva assegnato al Comune di Chieti che in questa vicenda riveste il ruolo di attore protagonista in quanto è tenuto a porre in essere azioni peculiari”.
“Per queste ragioni – rimarca Bracco – ho provveduto a inviare al settore Servizio politiche ambientali del Comune di Chieti una richiesta formale di accesso agli atti per verificare se le parti, non ultimo proprio il Comune di Chieti medesimo, abbiano dato concreta attuazione all’accordo di programma che prevedeva una puntuale calendarizzazione pluriennale di interventi”.
“Non posso esimermi dal ricordare – conclude Leandro Bracco – come sia diritto delle persone che vivono in quei luoghi sapere cosa sia stato davvero e concretamente prodotto nel loro interesse, a cominciare dal conoscere la sorte di quel documento che sin dal 2012 assegnava a diversi enti specifiche funzioni di messa in sicurezza e bonifica”.