Treglio. “E’ fuori da ogni logica chiedere la riapertura di un impianto il cui amministratore unico, quattro mesi fa, è stato condannato dal Tribunale di Lanciano a sei mesi di reclusione per reati ambientali. Il sansificio Vecere di Treglio deve essere delocalizzato il prima possibile. La salute della collettività tregliese e di tutti i cittadini che vivono nell’area frentana deve avere la precedenza assoluta su tutto e tutti e non può essere barattata con nulla”.
E’ netta la presa di posizione del Consigliere Leandro Bracco nel commentare quanto di recente accaduto nel piccolo Comune che si trova alla periferia Nord di Lanciano, luogo in cui da anni sorge il sansificio Vecere, un impianto deputato a lavorare la sansa, ossia il sottoprodotto derivante dal processo di estrazione dell’olio di oliva composto da bucce, residui di polpa e frammenti di nocciolino.
“Pur non avendo alcuna autorizzazione circa la ripresa dell’attività – spiega l’esponente di Sinistra Italiana – pochissimi giorni fa il sansificio Vecere è tornato ‘in vita’. Mi chiedo dove siano le autorità preposte a vigilare ma soprattutto tutelare la pubblica incolumità. Non posso che condividere la decisione assunta dalla Regione Abruzzo che ha redatto e notificato a Vecere stessa il rigetto dell’istanza riguardante l’autorizzazione unica ambientale (AUA). Per non parlare poi delle decisioni assunte dalla Asl – prosegue Bracco – che ha espresso, a braccetto con il Comune di Treglio, un parere igienico-sanitario negativo in quanto considera Vecere un’industria insalubre di primo grado i cui effetti condizionano pesantemente la vita di chi vive non solo in territorio tregliese ma anche nei Comuni limitrofi”. “Come non ricordare inoltre – evidenzia il Consigliere regionale – che tempo fa la Procura di Lanciano dispose il sequestro della struttura in quanto, a livello di emissioni, l’impianto non era in grado di rispettare i limiti imposti dalla legge come ad esempio il tetto a cui deve essere sottoposto il famigerato monossido di carbonio”. “E’ ovvio affermare – rileva Bracco – che la politica abbia sì il dovere di non arrecare danni economici a un comparto, quello degli imprenditori agricoli e dei cosiddetti frantoiani, il cui fatturato vale ogni anno diversi milioni di euro ma al contempo è quanto mai urgente individuare una soluzione definitiva per il sansificio di Treglio che comunque, proprio nel territorio dove ora si trova, non deve mai più attivarsi. Le difficoltà degli stessi frantoiani determinate dalla mancata autorizzazione all’esercizio dell’impianto erano assolutamente prevedibili. L’AUA è infatti scaduta diversi mesi fa. Una programmazione lungimirante che avrebbe dovuto esserci ma che invece è stata latitante avrebbe evitato, per uno dei settori più rilevanti dell’economia abruzzese, il caos attuale”.
“In base all’autorizzazione rilasciata nel 2011 – precisa Bracco – Vecere avrebbe infatti dovuto delocalizzare l’impianto. Cosa che invece non ha fatto”. “Basta con le finestre chiuse. Basta con il divieto di giochi all’aperto per i bambini. Basta con le narici colme di odori acri e pungenti. Basta con il timore mai assente di inalare il micidiale monossido di carbonio. E’ destituita di ogni fondamento la tesi secondo la quale l’attività industriale del sansificio di Treglio debba riprendere. Attività industriale che a oggi, ricordo, è priva di legittimità giuridica. La salubrità del territorio nel quale una comunità vive – conclude Leandro Bracco – è un diritto inalienabile che mai e poi mai può essere anche solo scalfito”.