Chieti, precari scuola: la posizione di Cianci (Sel)

sel_logoChieti. “La fine dell’estate significa per i precari della scuola pubblica il ritorno alla drammatica realtà, segnata soprattutto dall’incertezza per l’immediato futuro”.

E’ l’allarma lanciato da Alessandro Cianci del Dipartimento Scuola e Formazione di SEL – Federazione di Chieti.

“Come ogni anno, infatti, si ripete il rito delle convocazioni dal provveditorato – prosegue Cianci – che potrebbe significare sia l’agognato contratto di un anno ma anche disoccupazione. A peggiorare la loro situazione quest’anno ci ha pensato anche il Consiglio dei Ministri e il Ministro Profumo con la decisione di bandire un nuovo concorso per la scuola pubblica. L’operazione è inutile e dannosa. Inutile perché ci sono già 200 mila docenti idonei, ossia già vincitori di concorso, oppure che hanno sostenuto corsi di specializzazione universitari con esami di stato con valore di prova concorsuale (legge 27 ottobre 2000 n. 306) e con competenze sul campo acquisite durante la loro lunga esperienza. Molto spesso costoro hanno anche altri titoli: specializzazioni all’insegnamento per i diversamente abili, dottorati di ricerca, master, corsi post-accademici, ecc. Nelle attuali graduatorie il punteggio dei ‘docenti supplenti’ documenta la carriera scolastica di ciascuno, i titoli, il percorso formativo. Ciò non significa forse meritocrazia? Il ministro Profumo intende invece azzerare tutto questo patrimonio di competenze individuali, sostenendo tra l’altro che il concorso sarebbe una possibilità data ai più giovani. Tali dichiarazioni appaiono tuttavia come uno slogan propagandistico in quanto, secondo le indiscrezioni, a tale concorso potrebbero partecipare solo gli abilitati (quindi chi è già nelle graduatorie, con un’età media di circa 38 anni) e coloro che hanno conseguito la laurea almeno da dieci anni (vale a dire persone con un’età media di 35 anni). Dannosa poiché, considerando l’altissimo numero dei precari già inseriti nelle graduatorie, il basso numero dei posti disponibili e i 10 mila esuberi di docenti di ruolo, cioè perdenti cattedra (effetti dei tagli della disastrosa riforma Gelmini), la messa a regime della riforma Fornero (che bloccherà ulteriormente i pensionamenti azzerando per i prossimi anni il turn over), la domanda di insegnanti diminuirà sempre più a fronte di un’offerta che è già spaventosa e che verrebbe a crescere con i nuovi abilitati dei concorsi (quelli con il solo titolo di laurea). Che senso ha allora procedere ad ulteriori abilitazioni all’insegnamento quando c’è ancora da stabilizzare un esercito di supplenti che attende da anni l’immissione in ruolo? Un’operazione del genere è dannosa anche perché spacca ulteriormente il mondo della scuola, creando differenti categorie, quella dei precari storici, quella di chi in questi anni ce l’ha fatta ed è entrato di ruolo, quella di chi spera di passare avanti in graduatoria scavalcando i colleghi con più anni di servizio, quella di chi è semplicemente laureato e che negli anni passati non si iscrisse alle Ssis, ecc. La domanda è: possiamo permetterci una situazione simile in un periodo come questo in cui il posto di lavoro è sempre più un’utopia? Gli effetti delle dichiarazioni del Ministro da una parte hanno messo in allarme chi nella scuola già lavora da anni e dall’altra hanno riempito di illusoria speranza chi vorrebbe entrarci, assicurandosi un posto statale e per di più a tempo indeterminato. Un’altra ‘guerra tra poveri’ è appena iniziata”.

 

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