Pescara. “La Regione Abruzzo sta accelerando per portare nel più breve tempo possibile ad approvazione la proposta di per l’istituzione del Comune di Nuova Pescara”.
È il consigliere regionale Camillo D’Alessandro a informare che “si è già provveduto a richiedere l’iscrizione del Pdl all’ordine del giorno della prima seduta utile della Commissione consiliare competente, ai sensi del regolamento interno, e che nel giro di due sedute di Consiglio regionale si mira a portare la legge all’approvazione”.
Il progetto – depositato su iniziativa del Presidente Luciano D’Alfonso – dà seguito all’esito del referendum consultivo regionale del 25 maggio 2014 attraverso l’ottimizzazione del processo di fusione dei Comuni di Pescara, Montesilvano e Spoltore, e contiene al suo interno un cronoprogramma dettagliato pronto a partire immediatamente, una volta ottenuta l’approvazione in Consiglio Regionale.
“Secondo il progetto di legge – spiega D’Alessandro – la Nuova Pescara partirà il 1° gennaio 2019, allontanando il pericolo di una fusione a freddo e immaginando un processo che non comporti ricadute negative per imprese e cittadini nella qualità e nei costi dei servizi. Sarà l’Assemblea congiunta dei tre Consigli comunali a sovrintendere all’attuazione del processo di fusione e a predisporre, attraverso un’apposita Commissione eletta al suo interno, lo Statuto provvisorio del nuovo Comune”.
Un ruolo fondamentale è riconosciuto al Comitato ristretto per il processo di fusione, da istituirsi entro 30 giorni dall’approvazione della legge, composto dal Presidente della Regione e dai Sindaci dei tre comuni, assistiti dai funzionari delle amministrazioni e da esperti, che potrà certamente avvalersi del contributo dei Comitati nati sul territorio. “Il Comitato per la fusione – commenta il consigliere – avrà il compito di predisporre il Programma generale per la fusione, sottoposto all’approvazione dei Consigli comunali, in cui saranno disciplinate le indicazioni operative per avviare da subito l’integrazione di funzioni e servizi tra i tre Comuni ed il loro allineamento istituzionale”.
Il progetto di legge riserva opportuna attenzione alle materie afferenti alla pianificazione territoriale e all’urbanistica; alle grandi infrastrutture; al ciclo dei rifiuti; al ciclo idrico; al trasporto pubblico locale; all’approvvigionamento energetico; alla promozione turistica; alla gestione delle reti; alla logistica del commercio; alla tutela ambientale; ai servizi e alle politiche sociali; ai servizi scolastici.
Ancora D’Alessandro: “Il programma generale per la fusione dovrà contenere anche misure per l’organizzazione del personale e degli uffici; la creazione di una centrale unica di committenza e gestione dei contratti; la standardizzazione e la unificazione di reti e sistemi informatici; la progressiva integrazione di servizi demografici, polizia locale, riscossione tributi, patrimonio; l’armonizzazione dei bilanci. Si costituisce inoltre un Osservatorio regionale tecnico incaricato di monitorare l’intero processo, con una Relazione conclusiva di fattibilità, da trasmettere ai consigli comunali entro il 31 marzo 2018”.
“Come è possibile dedurre – aggiunge il consigliere – la proposta contiene già al proprio interno tutti gli elementi funzionali alla nascita della Nuova Pescara, secondo un cronoprogramma dettagliato già scandito. La gradualità deve essere uno dei principali tratti distintivi di un razionale processo di fusione. Gradualità che comunque non può tralasciare di segnare risultati positivi immediati in relazione all’esercizio congiunto di funzioni e di erogazione condivisa dei servizi da parte dei tre Comuni coinvolti”.
“Non siamo affatto di fronte ad un’elusione del risultato del referendum”, prosegue D’Alessandro, respingendo le critiche sui ritardi, “Si tratta invece di una fusione differita, che le norme e la giurisprudenza consentono, e che trova conferma nelle esperienze di altre realtà. Si tratta di un tempo assolutamente ragionevole, tenendo conto che non ci sono precedenti in Italia, nella storia recente, di fusioni di Comuni con queste dimensioni, e che le stesse normative nazionali sono state immaginate e scritte per processi di fusione relativi a piccoli comuni. Considerata la complessità dei problemi che gravitano introno all’argomento, legati soprattutto alla necessità di far convergere grandi strutture amministrative già esistenti, e atteso inoltre il vincolo previsto nelle proposte di legge di procedere immediatamente alla condivisione dell’esercizio di attività e servizi qualificanti, il procedimento delineato appare più che congruo. Un procedimento di tale complessità non può certamente essere portato a compimento prescindendo dalla collaborazione degli enti comunali coinvolti, rispetto ai quali la legislazione regionale incontra dei limiti di competenza a vantaggio della norma nazionale. Ora è essenziale approvare il PDL affinché le fasi operative ivi previste partano immediatamente”.