Chieti. “Sovente accade di leggere e sentire dei danni materiali provocati dai cinghiali alle autovetture, di vere e proprie invasioni a ridosso dei centri abitati, quasi quotidianamente di mandrie che compiono scorrerie e disastri nei campi agricoli coltivati mandando spesso a monte il duro lavoro di un intera annata agraria”.
Lo dice in una nota il capogruppo del Pd in Consiglio Provinciale a Chieti, Camillo D’Amico, sulla morte dell’agricoltore di Casalbordino dalla quale è tornato alla luce il problema dell’alto numero di cinghiali nel territorio provinciale teatino.
“Purtroppo adesso c’è scappato pure un morto – ha proseguito D’Amico – il povero Gabriele Di Tullio di Casalbordino (intento a raccogliere panocchie all’interno del campo di uno stretto congiunto) e riemerge con tutta evidenza quanti loschi e meschini interessi ci sono da parte di taluni cacciatori che, dietro la continua caccia di frodo a questo ungulato, ricavano ingenti guadagni. La loro non è certamente passione ma vera e propria frode delinquenziale che suona dispetto a tanti altri che esercitano la caccia con rispetto delle regole. Il fenomeno del bracconaggio è piuttosto diffuso nel nostro territorio soprattutto per la caccia al cinghiale la cui carne è poi rivenduta ai tanti locali del territorio ove si vanno a commettere due ulteriori gravi inadempienze: l’evasione fiscale perché il corrispettivo dato dai titolari a questi delinquenti non viene mai dichiarato ed il mancato controllo sanitario dei capi abbattuti sempre più necessario. A memoria, giova ricordare, che il centrosinistra alla guida della provincia di Chieti, con Antonio Tamburrino assessore delegato, affrontò con energia l’argomento giungendo a comporre un regolamento che fissava la possibilità di controllo del territorio e monitoraggio dei capi per l’intero anno solare prevedendo anche abbattimenti selettivi e controllati in caso di sovrannumero. Il tutto avvenne avendo chiaramente contro le associazioni venatorie, mosse solo da contrapposizione ideologica, e l’allora centrodestra all’opposizione capeggato dall’attuale assessore regionale all’agricoltura Mauro Febbo. Non appena tornati al governo della Provincia bloccarono l’attivazione del regolamento con la promessa di adottare una soluzione alternativa entro breve (un mese!!!). Era il 3 settembre del 2009. Da allora nulla di concreto è accaduto, solo imbarazzanti silenzi e rinvii con il problema che non trova soluzione. Chiediamo al centrodestra alla guida della Provincia di Chieti ed, in particolare, al consigliere delegato Giovanni Staniscia – ha concluso il capogruppo del Pd – quando pensa di adottare una nuova ed incisiva iniziativa? Intende ancora perpetuare nell’immobilismo consentendo ai furbi e delinquenti di consolidare i loro sporchi interessi ed ai cittadini ed agricoltori d’imprecare giustamente contro le istituzioni che non agiscono e reagiscono?”.