“A Giulianova, ahi noi, non è possibile ammirare le alte dune sabbiose del Sahara (eccezion fatta per le montagne di sabbia e rifiuti che si trovano nei pressi della foce del fiume Salinello: ma questa è un’altra storia!). Tuttavia, passeggiando per le strade ed i vicoli di questa nostra ‘ridente’ cittadina, si ha come l’impressione di trovarsi nel mezzo di un vasto deserto culturale. Ciò detto, non siamo e non vogliamo essere i dotti tutori e difensori della Cultura, ma, nonostante la semplicità del nostro sguardo, sappiamo pur distinguere una rigogliosa foresta da un deserto”.
Lo ha denunciato Rifondazione Comunista Giulianova, confrontando semplicemente gli eventi messi in calendario dai diversi comuni della provincia con Giulianova.
“Non proprio azzeccatissima, poi, la scelta – aggiunge – di tener chiusi i musei (eccettuando fulminee aperture serali della Cappella De Bartolomei, ed escludendo naturalmente da questa analisi il dinamico Museo d’Arte dello Splendore), prediligendo delle visite guidate del centro storico che, nonostante la bravura delle persone coinvolte, risultano essere poco frequentate, nonché canoniche e rigorosamente stantie per via dell’impostazione che ‘dall’alto’ gli si è voluto dare”.
Per la sinistra “a Giulianova vi è un calendario eventi, ma non vi sono eventi; vi è un polo museale civico, ma i musei sono sostanzialmente chiusi; vi è, del suddetto polo museale, un direttore tecnico-scientifico, ma non vi è una Commissione Tecnico-Scientifica; bizzarro, no? Ebbene, si ha come l’impressione, ribadiamo, d’esser finiti nel mezzo di un vasto deserto, e che le piccole oasi istituzionali qua e là disseminate non siano altro che meri miraggi, evanescente autocompiacimento e Mastromauro, la sua giunta ed i fidi collaboratori: pessimi beduini”, conclude Rifondazione.