Provincia di Chieti, D’Amico: Imprese e associazioni aspettano di essere pagati

camillo_damicoChieti. “La situazione occupazionale nel territorio è in uno stallo incredibile, le imprese delocalizzano le attività generando ulteriori disagi economici e sociali a famiglie e lavoratori, molte di esse sono sul lastrico dal punto di vista finanziario, ma vantano crediti importanti e significativi verso la pubblica amministrazione che non paga per lavori eseguiti nel passato e, tante, non procedono a nuovi già loro appaltati per non allungare la sofferenza in essere; rispetto a questo, assistiamo imperterriti, ad iniziative sempre più forti che rimandano ad altri la soluzione dei problemi, ma senza minimante incidere sulla struttura interna che pur qualche responsabilità oggettiva la porta, per i ritardi accumulati e la lentezza con la quale procede a saldare i crediti vantati da imprese, professionisti, enti ed associazioni verso l’Ente, dove i contenuti del patto di stabilità sono uno solo degli aspetti, ma anche l’organizzazione interna non è al massimo dell’efficienza”.

E’ quanto afferma il capogruppo del Pd alla Provincia di Chieti, Camillo D’Amico, dopo l’iniziativa del presidente Enrico Di Giuseppantonio, che ha inviato una nota al vicepresidente della Commissione Europea, responsabile di Industria ed imprenditoria Antonio Tajani, per sollecitarlo a prendere decise iniziative tese alla velocizzazione del pagamento alle imprese e stabilire nuove regole per il Patto di Stabilità.

“Sapere che in cassa ci sono diversi milioni di euro – continua D’Amico – verificare che molti lavori potrebbero partire da tempo e non s’avviano, accertare che sulla lentezza organizzativa interna la maggioranza non agisce ne reagisce di fronte alle giusta grida di dolore di chi aspetta pagamenti arretrati, denota il più totale fallimento del centro – destra alla guida di questa Provincia, dimostratosi sordo a ogni utile suggerimento ed incapace ormai di darsi un colpo d’ala se non attraverso i soliti e quotidiani annunci, ma i cittadini non credono più”.

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