L’assemblea dei sindaci del Servizio Idrico Integrato stabilisce l’aumento delle tariffe

acqua_rubinettoTorre de’ Passeri. “Gli aumenti della tariffa dell’acqua impongono alla politica riflessioni e scelte non più rinviabili”, intervengono così i sindaci dei Comuni di Tocco da Casauria e Torre de’ Passeri, Luciano Lattanzio ed Antonello Linari, il giorno successivo alla riunione dell’Assi di Pescara, l’assemblea dei sindaci del Servizio Idrico Integrato del Pescarese, che ha stabilito l’aumento della tariffazione per il servizio idrico.

“Assistiamo da settimane a riunioni convocate per decidere la revisione tariffaria e soprattutto per discutere i problemi di gestione dell’Aca, l’azienda acquedottistica che si occupa dei servizi idrici d’ambito in 64 Comuni, tutti quelli della Provincia di Pescara e delle province parte di Chieti e Teramo, in cui puntualmente manca il numero legale e non si discute del vero nocciolo della questione – raccontano Lattanzio e Linari, che hanno votato contro gli aumenti delle bollette – e cioè quello della mala gestio dell’Aca. Inoltre ci chiediamo, qual è quell’Azienda, pubblica o privata, in cui il management, che accumula debiti, e dunque incapace, si auto accredita per il nuovo corso di gestione, chiedendo aumenti per ripianare debiti da esso stesso contratti. Chiediamo – aggiungono ancora i sindaci di Tocco da Casauria e Torre de’ Passeri – ai colleghi sindaci e ai presidenti di Provincia di attivarsi per arrivare ad una gestione efficiente che, prima di aumentare le bollette dell’acqua, provveda al taglio di tutti i costi inutili e valuti le priorità per gli investimenti, decidendo realmente la gestione operativa dell’Aca. Chiediamo, insomma, alla politica di rimettere al centro le professionalità e i talenti, per un nuovo management Aca più competente e senza più clientele. E se da un lato le tariffe dell’acqua sono tra le più basse d’Italia e, su solleciti della Corte dei Conti e della Commissione Europea, vanno inevitabilmente adeguate, ci preme, soprattutto, sottolineare che i Comuni, essendo soci dell’Aca, rischiano di dover pagare i debiti di una società, l’Aca, che rischia, a causa dei debiti accumulati negli anni, di fallire. Va da se’, che i debiti da saldare, ricadrebbero, proporzionalmente sui Comuni soci. Una possibilità, da scongiurare con ogni mezzo, anche in considerazione che molti debiti contratti dall’Aca, sono stati contratti con i Comuni stessi: i cittadini si troverebbero, in pratica, beffati due volte”.

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