Chieti. Sempre più oneri, sempre meno strumenti, sempre meno soldi. È quanto lamentano i dirigenti scolastici aderenti ad Anp – Associazione Nazionale Dirigenti e Alte Professionalità della Scuola e ad altre sigle sindacali, che giovedì 25 maggio saranno a Roma per una manifestazione di protesta al Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca Scientifica e a Montecitorio, dove sono attesi anche due pullman dall’Abruzzo con un centinaio di presidi.
Una protesta all’insegna dello slogan #larabbiadeipresidi contro l’amministrazione da cui arrivano sempre più oneri e sempre meno strumenti gestionali, presentata questa mattina in conferenza stampa a Chieti da Dante Cericola, presidente regionale Anp, Costanza Cavaliere, presidente provinciale Chieti Anp e preside a Casoli, Ettore D’Orazio, direttivo Anp, preside a Chieti, Serafina D’Angelo, preside a Chieti, Antonella Sanvitale, preside a Pescara, Grazia Angeloni, preside a Chieti, e Michelina Zappacosta, preside a Chieti.
Sono vari i problemi che i dirigenti scolastici sollevano. In primo luogo, i presidi, diventati dirigenti da quasi diciassette anni, non accettano più di non aver ancora ricevuto neppure il riconoscimento economico loro dovuto, commisurabile a quello dei loro pari grado nelle altre amministrazioni. Così, oggi un preside governa direttamente in media 152 unità di personale (la media per le altre amministrazioni è di 1 dirigente ogni 36 dipendenti), l’istituzione scolastica che dirige per di più è complessa e molteplici sono le responsabilità che ne conseguono, anche in virtù della sua autonomia: è un luogo di istruzione e formazione, di custodia e vigilanza di soggetti minori, di lavoro ai fini della sicurezza, un centro di raccolta, custodia ed elaborazione di dati personali e sensibili, una stazione appaltante, un sostituto di imposta, un datore di lavoro, un’agenzia valutativa di persone e di servizi, un’agenzia che certifica titoli di studio, e molto altro ancora.
A fronte di tutto questo, un compenso inadeguato. I dirigenti scolastici stanno facendo circolare su web e social le tabelle di confronto dei loro stipendi con quelli di dirigenti di pari grado di altri ministeri, soprattutto quelli dell’area 1 con cui chiedono la perequazione retributiva: con la metà dello stipendio (circa 55 mila euro lordi) hanno 21 responsabilità in più.
In Abruzzo, a livello di contrattazione integrativa regionale sono stati diminuite le assegnazioni dei fondi per la retribuzione integrativa e gli stipendi sono addirittura diminuiti rispetto all’anno scolastico 2012/13. Peraltro, proprio in questo periodo, l’Ufficio scolastico Regionale e le Ragionerie territoriali delle quattro province abruzzesi stanno procedendo ai conguagli per la restituzione di quanto sarebbe stato percepito in più dai dirigenti già in servizio da quel periodo.
Responsabilità accresciute ma, di fatto, poteri diminuiti: anche se previsti dalla riforma della Buona Scuola, che secondo molti dirigenti scolastici andava nella direzione corretta, di fatto sono sterilizzati da scelte ministeriali. Ad esempio, in teoria i presidi avrebbero potuto scegliere gli insegnanti; nei fatti succede molto di rado perché da un lato la scelta del ministero di fare un passo indietro sull’assegnazione triennale degli insegnanti a una scuola costringe i presidi a rifare tutto daccapo ogni anno e rende impossibile programmare la didattica nel lungo periodo, dall’altro l’intervento del collegio docenti nell’individuazione dei requisiti rallenta e riduce gli spazi di scelta del dirigente.
Infine, vere e proprie vessazioni burocratiche: l’amministrazione ha da tempo confuso la produzione di documenti con il buon andamento della pubblica amministrazione. Le scuole sono invase da richieste di dati — semplici e aggregati — e di monitoraggi di cui poi nessuno fa nulla, che non vengono restituiti e che, pertanto, non portano alcun valore aggiunto al sistema. Ciò aggrava molto il lavoro delle segreterie delle scuole, già da tempo sottodimensionate e senza la possibilità di sostituzione di personale assente. Se si considera che i presidi non si possono avvalere di staff adeguati, dato che non hanno grandi risorse per compensare le attività straordinarie dei docenti e dei diversi collaboratori, al punto che sono costretti ad occuparsi direttamente quasi di tutto, ben si capiscono le ragioni del disagio.
Per questo, il 25 maggio la manifestazione di dissenso e di richiesta di immediato successivo incontro con il ministro Fedeli mirerà a richiedere un confronto per trattare tutte le questioni aperte sui diversi fronti di una professionalità che lo stato sta bistrattando in modo indecoroso e che, invece, dovrebbe essere considerata strategica per perseguire lo sviluppo formativo e la crescita sociale che l’Europa stimola e richiede sempre più incessantemente.
Successive forme di protesta saranno valutate di volta in volta, mentre alcune sono già state realizzate in questi mesi: non sono state assunte reggenze di altri istituti scolastici sprovvisti del preside, né la difesa in giudizio dell’Amministrazione scolastica nel primo grado di dibattimento; non è stato compilato il portfolio per la valutazione dei dirigenti scolastici così come previsto per il corrente anno scolastico; nessuna chiamata per competenze nel mese di agosto; non è stata avanzata alcuna candidatura per incarichi non obbligatori conferiti dall’amministrazione, ricusati qualora investiti d’ufficio; sono state date le dimissioni dagli incarichi non obbligatori già rivestiti, mentre questionari e monitoraggi vari richiesti dall’amministrazione sono stati compilati solo nelle voci diverse rispetto allo scorso anno o in quelle in cui i dati siano cambiati, e non sono state compilate le voci rimaste invariate.