Chieti. “Non vogliamo speculare sulla pelle dei lavoratori del Mario Negri Sud nè confondere le carte per ritagliarci dell’inutile popolarità ma solo aiutare il sistema a trovare una soluzione perseguibile, solerte e senza stravolgere l’esistente. E’ questa la ragione per la quale abbiamo proposto di continuare nell’esperienza del consorzio in luogo della paventata fondazione verso la quale il dirigente di settore ed i revisori dei conti hanno espresso dubbi fondati. Il mantenimento del consorzio, in scadenza nel 2013, magari allargato a nuovi partners garantirebbe e manterrebbe l’impegno della casa madre di Milano nel territorio e non farebbe affatto venir meno l’impegno della Provincia di Chieti al conferimento dell’immobile. Ciò darebbe certezze agli istituti di credito per anticipare le necessarie liquidità per partecipare ai bandi europei per la ricerca dando così prospettive di lavoro concreto ai dipendenti oggi in CIGS. Ci sorprendono le perplessità espresse dalle OO SS che, al contrario, non hanno ravvisato lacune e pericoli dietro l’ipotesi della fondazione scevra di concretezze e certezze per il futuro”
Così afferma Camillo D’Amico, capogruppo Pd in Provincia di Chieti, dopo le esternazioni fatte dalle organizzazioni sindacali circa dubbi sull’ipotesi avanzata in una mozione unitaria dei gruppi di centrosinistra tesa al mantenimento societario attuale al Mario Negri Sud di Santa Maria Imbaro
“Ho chiesto al Presidente della provincia Di Giuseppantonio – prosegue Nicola Tinari capogruppo della Federazione della sinistra – un incontro urgente con il prof. Garattini del Mario Negri Sud, questo perché è necessario avere un quadro completo della situazione del Negri Sud e degli impegni che ognuno vuole assumere per il futuro. Nel contempo è bene ricordarlo che noi siamo forze di opposizione in Provincia e che le maggioranze di centrodestra che guidano Provincia e Regione si assumano le loro responsabilità una volta per tutte . E’ finito il tempo delle chiacchiere da parte di tutti – prosegue Tinari – le decisioni vanno prese coinvolgendo altri soggetti, quali l’Università, le fondazioni bancarie e le associazioni di categoria come la Confindustria, che dovrebbero avere a cuore la ricerca e lo sviluppo della conoscenze. Se questo non accadesse allora saremo sempre alle fase delle chiacchiere senza mai passare a quella dei fatti”.