Pescara, armamento vigili: “Il Comandante Maggitti vizia la procedura”

dinisioblasiolidelvecchioPescara. Visite mediche ripetute, regolamenti non rispettati, duplici versioni negli atti che determinano la composizione delle commissioni mediche: l’opposizione non ci vede chiaro sulla linea adottata dal comandante della polizia municipale, il colonnello Carlo Maggitti, per ampliare il numero dei vigili armati, e dopo numerose interrogazioni annunciano l’esposto alla Procura e alla Corte dei Conti.

Già ad inizio luglio, il consigliere Pd Enzo Del Vecchio e l’Idv Fausto Di Nisio avevano annunciato di presentare interrogazione al sindaco (leggi l’articolo) circa le visite mediche che il colonnello Maggitti aveva imposto ai suoi dopo soli due anni da quelli ordinati per l’assegnazione delle pistole agli agenti. Qui sarebbe, stando alla denuncia dei due e di Antonio Blasioli, che hanno tenuto stamane una conferenza stampa, la prima irregolarità: il regolamento comunale stabilisce che i test attitudinali si possono ripetere solo ogni 5 anni o prima, su giudizio insindacabile del Comandante. Come riferiscono i tre, il primo test, fissato su degli standard rigidissimi, aveva restituito 96 agenti idonei all’armamento e 17 “rivedibili”. L’atto di determina per la composizione di quella commissione medica era stato firmato il 10 giugno 2008, quando era ancora in capo il Comandante Grippo, e i test si erano conclusi nel 2009. Quello in cui Maggitti, invece, dispone nuovi esami per tutti, già idonei e già “rivedibili”, è il n°48 del 4 maggio 2011 e presenterebbe varie irregolarità che i consiglieri hanno definito “una nuova procedura” intrapresa dal Comandante in carica: anziché fare riferimento al sopracitato regolamento comunale, in particolare all’articolo 6, si rifà ad un decreto del ministero della Sanità che disciplina il porto d’armi per motivi di difesa personale e per la caccia, e non per motivi di servizio. Inoltre, gli standard richiesti sarebbero “di livello molto più basso rispetto al precedente test”. “Vogliono dare la pistola anche a chi non la può portare”, commenta Di Nisio. A questi dubbi si aggiunge quello della clinica incaricata di eseguire i test psicologici e psichiatrici per l’idoneità: “Solo distretti Asl, medici legali e dipartimenti medici militari possono eseguirli”, specifica Enzo Del Vecchio, mentre la determina di Maggitti incarica una clinica privata, la Salus Srl. Questa ripetizione “privatizzata” tre anni prima di quanto indicato dal regolamento comunale, sostituito da un decreto ministeriale per un diverso scopo d’armamento, hanno indotto l’opposizione a due interrogazioni presentate al sindaco Albore Mascia: “Solo risposte parziali ed elusive”, riferiscono Del Vecchio, Di Nisio e Blasioli: “Maggitti e Mascia non hanno mai preso posizione”. E mentre i test proseguono, con un’ulteriore spesa che si attesterebbe sulle 70mila euro, esaminando anche chi è già idoneo e chi, dopo due anni dalla non idoneità dovrebbe aver migliorato “miracolosamente” le proprie attitudini, le interrogazioni avrebbero prodotto nuove irregolarità. “L’atto emanato da Maggitti per la composizione della Commissione medica porta la data del 22 dicembre 2010, ma all’Albo Pretorio on line del Comune viene pubblicato il 7 luglio 2011”, precisa ancora Del Vecchio. Ovvero tre giorni dopo l’interrogazione urgente posta in Consiglio comunale. Saltata la pulce al naso, i 3 di centrosinistra approfondiscono le ricerche e scoprono dei “doppioni”: la versione on line della determina in questione e quella che risulta nell’archivio elettronico del Comune produce contenuti diversi. “Anomalie sulle quali il sindaco non ha dato, ad oggi, nessuna risposta”, lamentano i tre, “l’intera procedura posta in essere dal Comandante Maggitti la riteniamo viziata da palesi illegittimità e capace di produrre gravissimi malcontenti all’interno del personale di polizia municipale”. Sullo sfondo,infatti, la questione dell’armeria esistente ma inutilizzata o inutilizzabile. Il cosiddetto bunker, o armeria di reparto sita nella sede del Comando in via del Circuito, oggetto di critiche sulla vulnerabilità, non è mai entrata in funzione e gli agenti armati sono “costretti” a custodire le armi nelle proprie abitazioni una volta smontato dal servizio. “L’incolumità dei familiari e dei figli degli agenti è messa in pericolo”, afferma Antonio Blasioli, “hanno assegnato le armi senza un’adeguata armeria, e ora anche chi non vuole è obbligato a portarsi la pistola dietro quando finisce il turno, non potendo, inoltre, nemmeno fermarsi in un bar o in un supermercato sulla via di ritorno a casa”. Una custodia casalinga “forzata” che il Comune starebbe per potenziare attraverso l’acquisto di cassette di sicurezza da fornire a tutti gli agenti: “Nel bilancio comunale sono stanziati per questo ben 200mila euro”, spiega Di Nisio, che annuncia, “questo è l’ultimo appello che facciamo ai responsabili politici preposti: senza risposte andremo direttamente alla Magistratura e alla Corte dei Conti”, conclude mostrando il copioso esposto già pronto per essere inoltrato.

 

Daniele Galli


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