L’Aquila. Il Mia Casa d’Abruzzo, trascorsi ormai 7 anni ed otto mesi dal terremoto del 6 aprile 2009, nel corso del presidio di ieri all’Aquila davanti al Palazzo dell’Emiciclo, sede del Consiglio Regionale, ha voluto “ricordare a tutte le autorità ed Istituzioni della Regione Abruzzo che più di mille alloggi delle Case popolari dell’Aquila non sono state ricostruite e più di mille famiglie di inquilini e assegnatari sono ancora sfollate e non possono ritornare nelle loro case, perché non sono state ricostruite da chi ne avrebbe avuto il dovere”.
La denuncia è del segretario regionale del sindacato Mia Casa, Pio Rapagnà, ex parlamentare abruzzese.
“Questa della ‘non ricostruzione’ – continua Rapagnà – è una situazione non più tollerabile e si configura ormai come un vero e proprio scandalo, tale da farci vergognare, noi tutti Cittadini, politici e amministratori abruzzesi e aquilani di fronte al mondo intero, poiché a L’Aquila, per la ricostruzione, sono stati inviati contributi economici pubblici e privati e aiuti di ogni genere: ma, oggi, quello che vediamo, di ciò che è diventato un preziosissimo patrimonio abitativo pubblico lasciato nel degrado più assoluto, non è certamente un bel vedere e fa male al cuore!”.
Il sindacato chiede ai vertici regionale di convocare prima delle festività una “Conferenza di servizio” con l’Ater, il Provveditorato alle Opere Pubbliche ed il Comune dell’Aquila, per esaminare la situazione e conoscere quali siano state e sono ancora le cause dei ritardi.
Il Mia Casa ha censito 1.053 abitazioni, in grande maggioranza di proprietà dell’azienda territoriale per l’edilizia residenziale (Ater) e del Comune dell’Aquila, classificate E – inagibili -, i cui lavori di ricostruzione ‘pesante’ non sono stati ancora avviati da parte degli stessi enti proprietari e del Provveditorato Interregionale alle Opere Pubbliche nella loro qualità di “soggetti attuatori”.
Interi complessi abitativi sono completamente abbandonati, – denuncia il Mia Casa.