La Riserva del Borsacchio rischia di subire un ridimensionamento, deciso dalla Regione Abruzzo, che va a restringere il perimetro di un’area protetta. La cittadinanza non ci sta e ha aperto una petizione.
La Riserva Naturale del Borsacchio è uno dei tanti gioielli naturalistici dell’Abruzzo, tuttavia anche una bellezza così rara può essere al centro di polemiche e controversie. Ciò accade quando la politica entra a gamba tesa senza fare i conti con chi certe realtà le vive tutti i giorni.
Ciò che ha scatenato un acceso dibattito tra le istituzioni e la comunità locale è la recente decisione di ridimensionare drasticamente il perimetro della riserva. Questa scelta non è stata accolta con tutti gli onori perché associazioni ambientaliste e cittadini si interrogano su come certe decisioni politiche ed economiche possano conciliarsi con la tutela ambientale.
La Riserva del Borsacchio deve rimanere com’è: la petizione
Il 29 dicembre, è stato approvato un emendamento della legge di bilancio che va a ridimensionare il perimetro dell’area protetta della Riserva del Borsacchio. Ciò che ha contribuito ad aumentare la rabbia dei detrattori è l’orario un po’ strambo: l’emendamento, infatti, è stato approvato alle 2:30 di notte.
L’emendamento è sostenuto dalla maggioranza di centrodestra che appoggia la giunta Marsilio, e ha portato alla riduzione della Riserva Naturale del Borsacchio da 1.100 ettari a soli 24 ettari, eliminando completamente la fascia collinare. In risposta a questa decisione, associazioni ambientaliste e cittadini si sono mobilitati. A Roseto degli Abruzzi, è stata avviata una raccolta di firme per una petizione che chiede il ripristino del perimetro originario della riserva.
Il Capogruppo regionale di Forza Italia, Mauro Febbo, tra i sostenitori dell’emendamento, è intervenuto sul Tg8 per difendere la scelta della Regione: “Non capisco perché in quel territorio non si possa fare ciò che abbiamo realizzato in altre aree ambientali come la Costa dei Trabocchi con la pista ciclo pedonale”.
Le argomentazioni di Febbo non sono piaciute alla comunità che ha risposto con una petizione che ha raccolto per ora più di 3500 firme e che vuole mettere in risalto l’illogicità della decisione: “Una distruzione contraria a ogni logica, non solo tecnico-scientifica di continuità e tutela ambientale, ma anche amministrativa e di buon senso. Di fatto laddove la norma introdotta dovesse avere pratica applicazione, i territori che oggi sono chiusi alla speculazione edilizia e alla caccia perché compresi nella Riserva Naturale, sarebbero aperti agli interventi edilizi e ai fucili con azzeramento dei valori ambientali di uno straordinario paesaggio collinare e litoraneo adriatico ancora intatto“.