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Pescara, l’Udc stila il Decalogo del buon amministratore

Pescara. Tempi bui per la politica: l’etica vacilla, l’interesse personale sorpassa la pubblica utilità, la magistratura deve irrompere sempre più frequentemente nelle aule consiliari, specialmente quelle locali. L’Udc abruzzese ci mette una toppa e stila il Decalogo del buon amministratore, obbligando i suoi aderenti a sottoscriverlo ed impiegarlo nella propria attività amministrativa.

Rispetto dei principi costituzionali, imparzialità, trasparenza dell’amministrazione, correttezza dei conti, etica politica: questi i valori ispiratori del Decalogo, presentato questa mattina in conferenza stampa nella sala Figlia di Iorio della Provincia di Pescara, dal coordinatore regionale Udc Enrico Di Giuseppantonio, dal capogruppo alla Regione Antonio Menna, dal Presidente del Coordinamento regionale Rodolfo De Laurentiis e dall’assessore provinciale Valter Cozzi, di fronte agli gli amministratori abruzzesi eletti nelle giunte e nei consigli comunali e provinciali della regione e i candidati alle prossime elezioni amministrative nelle liste dell’Unione di centro: tutti obbligati a sottoscrivere il decalogo. Ma Di Giuseppantonio ci tiene a precisare: “Non è una trovata elettorale in vista delle prossime Amministrative del 15 maggio, bensì un cambio di rotta forzato per far recuperare alla politica il suo vero primato di fronte alla cittadinanza, aumentando l’eticità dell’amministrazione”.

Dieci regole poste come “base essenziale per qualsiasi iniziativa amministrativa”, che richiamino la classe dirigente al servizio, al disinteresse personale, alla sobrietà, alla meritocrazia e alle esigenze locali e territoriali. Impossibile, anche per Antonio Menna, non porgere il Decalogo di fronte alla attuale “questione morale che ha sottoposto più Giunte regionali a procedimenti penali gravissimi: l’Abruzzo, quindi, non si salverà se non si torna alla buona politica dei fatti”. Dello stesso avviso Di Giuseppantonio: “Non è più tempo di aspettare la magistratura: la politica distrugga da sé i germi al suo interno”.

Dieci  regole a cui ogni amministratore eletto nelle fila dell’UDC deve attenersi nell’azione di governo della cosa pubblica; un documento condiviso dai dirigenti e dagli iscritti al partito guidato da Pierferdinando Casini. Regole che, nero su bianco, potrebbero apparire aleatorie e di natura retorica: principi “talmente sani” da rimanere difficilmente applicabili alla moderna società italiana. Ma Di Giuseppantonio replica: “Non è una buttade, vogliamo ritornare a fare gli affari della politica in luogo della politica degli affari: vigileremo che i nostri aderenti rispettino il Decalogo e in caso di inottemperanza interverremo con richiami, fino all’espulsione dal partito”.

Parole, e intenti, di pesante importanza, tanto da portare Giuseppantonio a chiedere una mano “alla stampa, quella pulita e limpida, per rendere i palazzi dell’amministrazione delle case di vetro”.

Il Decalogo del buon amministratore

1. Gli amministratori lavorano per il benessere e lo sviluppo delle comunità locali. Si impegnano a dedicare la massima attenzione e ad aiutare chi ha più bisogno: chi precario, chi vittima della crisi, chi ha la famiglia numerosa, chi solo, chi debole.

2. Il buon amministratore sa che governare significa affrontare i problemi della comunità, sa che è meglio un’idea buona messa in pratica che un’idea ottima rimasta incompiuta. Chi amministra deve saper prendere decisioni anche scomode: l’impegno a fare ciò che è necessario viene prima della ricerca del consenso.

3. Serve trasparenza totale nei bilanci così che i cittadini sappiano esattamente come vengono spesi i soldi e perché.

4. Chi ha incarichi nell’amministrazione è legato ad un patto di onestà e trasparenza. Non compie atti che possano portargli interessi o guadagni, non favorisce nessuno. Mantiene con tutti gli interlocutori un rapporto di seria disponibilità.

5. Chi è pubblico amministratore deve mettere al primo posto l’interesse della collettività, costruendo un rapporto collaborativo con gli altri livelli di governo, nell’interesse della comunità che guida, collaborando con tutte le istituzioni, anche di segno opposto alla propria.

6. Anche se di colore politico diverso, una nuova amministrazione deve impegnarsi a portare a termine ogni intrapresa avviata dall’amministrazione precedente che risulti utile per la comunità.

7. In tutto il Paese serve una classe politica nuova. È necessario dare spazio ai giovani preparati, meritevoli e disposti a crescere e a portare avanti idee e logiche nuove facendo squadra, sostenendosi a vicenda, dedicandosi alla formazione come modello di progresso della comunità.

8. Non si può amministrare senza una proficua collaborazione con la pubblica amministrazione, la Chiesa, l’Università, gli istituti di cultura, le organizzazioni di categoria. I buoni amministratori danno spazio alle scuole di politica, ai luoghi di dibattito, agli strumenti per acquisire una competenza sui problemi del territorio.

9. Un buon amministratore deve tagliare le spese e gli sprechi del sistema amministrativo. La questione della sobrietà dell’amministrazione va posta anche a livello personale: irrinunciabile per gli amministratori di domani un nuovo stile di comportamenti, di sobrietà, di eticità della politica rispetto al tema dell’ambiente e del risparmio dei consumi. Su questo fronte chi governa deve dare l’esempio.

10. Chi ha incarichi nell’amministrazione deve essere trasparente e saper comunicare tutto quanto concerne il suo lavoro, nella piena disponibilità al dialogo con i cittadini, non solo con quelli che sono i suoi elettori. Così si assume una piena responsabilità di fronte ai cittadini e favorisce la loro partecipazione.

Daniele Galli