Pescara, Festa della Liberazione: la versione del sindaco Albore Mascia

pescara_25aprilePescara. “Nessuno ha interrotto il mio discorso ieri durante le celebrazioni ufficiali e istituzionali della Festa Nazionale della Liberazione”. Il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia replica così alle polemiche sollevate all’indomani della celebrazione del 25 aprile nella città adriatica.

“Al termine dell’intervento” spiega il primo cittadino “sette persone in rappresentanza dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia, tra cui rappresentanti di Rifondazione comunista, Pd e Italia dei Valori, hanno liberamente intonato ‘O Bella Ciao’, a fronte di centinaia di cittadini presenti in piazza Garibaldi che hanno invece applaudito il mio discorso, che parlava di libertà, democrazia, indipendenza, unità nazionale e patria, e in cui si elogiava lo stesso Presidente Napolitano. Non ritengo di dover chiedere scusa ad alcuno, non ho offeso, ma esaltato i valori della resistenza. Ritengo invece che a chiedere scusa dovrebbe essere l’Anpi che, come nel resto d’Italia, anche a Pescara ha organizzato ieri la ‘gazzarra’ e tra l’altro non ha neanche invitato il sindaco della città alla manifestazione organizzata nel pomeriggio, che pure l’amministrazione comunale ha scelto di patrocinare mettendo subito a disposizione gli spazi richiesti”. Luigi Albore Mascia fornisce, dunque, la sua versione dei fatti e aggiunge: “se in Italia pronunciare parole come patria, democrazia, unità nazionale e se elogiare il Presidente Napolitano, significa non celebrare adeguatamente il 25 aprile e quei valori che poi sono incardinati nella nostra stessa Carta Costituzionale, è evidente che siamo dinanzi a una posizione pregiudiziale. Ma l’Italia è un paese in cui ci si confronta. Non accetto il tentativo di trasformare la Resistenza in una festa di parte, perché i valori della Resistenza sono valori a 360 gradi, che appartengono alla sinistra, ma anche ai cattolici, ai laici, ai Repubblicani, da cui provengo, e su tale tema sono pronto a un confronto con chiunque. Ricordo che tra i partigiani che hanno fatto la resistenza c’erano infatti comunisti, laici, cattolici e democristiani. Nel mio intervento ho ripreso gli stessi concetti espressi dal Presidente Napolitano con l’obiettivo di superare le divisioni, e non ho usato le parole ‘resistenza’ o ‘partigiani’ perché la centralità del mio intervento era su altri temi nell’interpretazione del 25 aprile. Il mio obiettivo era quello di guardare oltre, perché la storia ci insegna che gli errori sono sempre da dividere, non sono mai da una sola parte, e se il centro-destra paga il fascismo o il nazismo, allora devo ricordare che non mi è piaciuta neanche la macelleria di piazzale Loreto. Ma non ritengo si possa continuare a inculcare la cultura dell’odio nei nostri giovani, che invece devono superare le vecchie contrapposizioni e cercare i valori della pacificazione che la nostra generazione di amministratori e di rappresentanti delle pubbliche Istituzioni deve loro trasmettere”.

La replica del consigliere regionale Maurizio Acerbo (Prc). “Ascoltare Bella Ciao ha fatto bene al sindaco che ora cita la Resistenza e i partigiani per ben due anni censurati dalla cerimonia ufficiale e rivendica le sue giovanili origini repubblicane. Il sindaco pare aver anche scoperto che la Resistenza non è di parte. Proprio per questo non si capisce perché nei suoi discorsi ufficiali del 25 aprile, che fa in qualità di sindaco di tutti i pescaresi e non di esponente di un partito, per due anni si è rifiutato di rendere omaggio. Se i valori della Resistenza sono a 360 gradi come scrive il sindaco perchè omettere di citarla? Involontariamente il sindaco con un lapsus spiega la ragione della sua omissione: il centro destra paga il fascismo o il nazismo, scrive Mascia. Ecco qui squadernata la questione tutta italiana. Il centrodestra italiano si sente ancora figlio ed erede del fascismo. Gli costa troppo dire che il fascismo aveva torto e i partigiani ragione. In Francia, Inghilterra o Germania il centrodestra è antifascista per storia e cultura. Per tale ragione i movimenti di estrema destra neofascisti o populisti sono sempre stati tenuti fuori dalle coalizioni di governo anche a costo di perdere le elezioni. In Italia con la Seconda Repubblica si è non solo lasciata cadere la pregiudiziale antifascista, ma la si è sostituita con un revisionismo storico che ha nel sindaco Mascia soltanto un epigono di provincia. Mascia non cita i partigiani semplicemente perché la cosa non sarebbe presa bene da quella parte del suo partito che continua a considerarsi nemica della Resistenza. Considerato l’effetto benefico propongo al prossimo consiglio comunale di cantare tutti in coro Bella Ciao. Visto che il sindaco lamenta che a cantare Bella Ciao fossimo in pochi propongo all’Anpi, alle forze democratiche di ritrovarci nell’aula consiliare per una bella cantata antifascista”.

Il commento dei Giovani Democratici. “Chi non ricorda con trasparenza il passato, chi da primo cittadino si limita a raccontare con brevi cenni la storia della resistenza e della liberazione del paese dai fascisti ha il dovere di dimettersi. Non possiamo accettare un sindaco che omette dal suo discorso per il 25 aprile parole come resistenza, partigiani, antifascismo. Siamo infastiditi e indignati da questo atteggiamento che senz’altro tende a dividere e non ad unire come dice Luigi Albore Mascia. Ci aspettiamo da parte sua un passo indietro, un mea culpa che lo porti dritto alle dimissioni dalla carica di primo cittadino. Per noi Giovani Democratici e non solo il 25 aprile è la festa più importante dell’anno e pretendiamo che sia rispettata e celebrata nel rispetto dei suoi valori. I nostri nonni non avrebbero mai permesso una cosa del genere. E’ ora di farla finita, Mascia si dimetta e si torni alle urne”.

 

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