Pescara. Tristemente nota la condizione del porto canale, dopo il dragaggio ritardato e effettuato nei minimi termini. Dopo la crisi che ha travolto la marineria, ora è a rischio anche il collegamento turistico con la Croazia. L’appello di Di Pietrantonio (Pd): “Salvate il porto dalla chiusura definitiva”.
Un appello rivolto dal capogruppo Pd in Consiglio comunale al Prefetto, al sindaco di Pescara e al presidente della Regione Abruzzo, “quello che ogni pescarese e ogni abruzzese si sente di dover fare in questo momento”.
Già a metà febbraio, all’inizio delle operazioni del dragaggio dei primi 800 metri cubi di fango, nel corso di un sopralluogo del Comune presso la banchina commerciale del molo di levante, furono gli ufficiali della Capitaneria di Porto, Giovanni Leardi, uno degli addetti all’agenzia incaricata dei traffici portuali, l’imprenditore Sabatino Di Properzio e il presidente provinciale di Confesercenti Bruno Santori a preventivare il rischio dell’interruzione della tratta navale turistica della Snav che collega Pescara con Hvar, in Croazia. Oggi, con una nota, si aggiunge anche la voce di Moreno Di Pietrantonio: “Siamo molto preoccupati per come stanno procedendo le cose, i lavori di dragaggio sostanzialmente inutili e molto costosi 200metri cubi per un costo di 500 mila euro sono ormai fermi da tempo, con tutte le costose attrezzature per il trattamento dei fanghi disseminate sulla banchina del porto commerciale. I lavori di dragaggio dovrebbero ripartire la prossima settimana ma non si capisce con quali obiettivi e quali criteri, addirittura si parla di 7 mila metri cubi per un 1 milione e 900 mila euro a causa di una precedente valutazione di impatto ambientale e una mancanza di adeguate analisi dei fanghi”, spiega, dicendosi preoccupato per “l’intera economia che ruota attorno al porto ormai distrutta”.
Se i permessi per entrare e uscire dal porto mancano per i pescherecci e per le petroliere, figurarsi se possa essere possibile mettere a rischio una nave carica di turisti e automobili al seguito, con la possibilità di verificarsi nuovamente un incidente come quello dellì11 marzo, quando la petroliera Niker dell’Api rimase incagliata nel basso fondale, e , a sua volta, anche il rimorchiatore accorso per toglierla dalla secca. “Il collegamento con la Croazia è anch’esso a rischio in mancanza di certezze sull’agibilità del porto a causa dei bassi fondali e quindi con nessuna possibilità di programmazione. C’è bisogno di un immediato ripristino dei fondali e dello sgombero delle banchine dalle attrezzature per il trattamento dei fanghi per permettere l ‘imbarco delle auto”, tuona il capogruppo Pd, “Crediamo che sia arrivato il momento di dire basta a questo andazzo. Chiediamo con forza un intervento delle autorità che risolva il problema, salvi il porto di Pescara e con esso i tanti posti di lavoro in bilico e un’intera economia. È arrivato il momento che chi ha ruoli di governo e decisionali, sindaco di Pescara e Presidente della regione Abruzzo, si assuma le proprie responsabilità di fronte ai cittadini”, conclude.
Daniele Galli