L’Aquila. Lo aveva annunciato e lo ha fatto. Alle 9 in punto di questa mattina, Massimo Cialente, sindaco dimissionario de L’Aquila, si è presentato nel suo ufficio di Piazza Palazzo, sede del Comune, inagibile dopo il sisma del 6 aprile 2009. Qui resterà fino a questa sera in segno di protesta contro i ritardi nella ricostruzione.
Ma non ha voluto nemmeno mancare l’appuntamento con la piazza, dove si stanno celebrando le manifestazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia. E nel suo intervento ha spiegato le ragioni della sua protesta. “La gente mi chiede di restare e ritirare le dimissioni. Questo mi sta facendo capire la città”. In una nota ai presidenti di Camera e Senato Fini e Schifani, Cialente aveva declinato l’invito a partecipare questa mattina alla cerimonia celebrativa per il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia, in programma a Montecitorio, alla presenza del Capo dello Stato. “Non come sindaco ma come aquilano” ha detto “mi sento messo all’angolo soprattutto guardando i giovani di questa città che sembrano non avere prospettive. Non si va ad un matrimonio quando si ha in casa un lutto e la disperazione”.
Il sindaco è stato accolto da un’ovazione quando è sceso a Piazza Palazzo. Un uomo gli ha regalato una bandierina mentre la folla lo ha incitato dicendo “non mollare”, “resta con noi”. Cialente, che è poi tornato nella sua stanza dove ha ricevuto assessori e consiglieri comunali, ha spiegato che la sua assenza a Roma non è stata una mancanza di rispetto nei confronti del Governo. “Dovevo dare un segnale perché viviamo un momento di difficoltà”. E dopo aver indossato la fascia tricolore, ha sottolineato quanto fosse “pesante”. “Comincia a scemare nella cittadinanza la voglia di farcela. Ma dobbiamo trovare il modo di riprendere il cammino. Non voglio essere complice dell’omicidio che si sta perpetrando nei confronti della città. L’Aquila è una città commissariata come Kabul”.