L’Aquila. Stanno tentando di trasformare L’Aquila in una Co.co.co, in una città precaria. Come i precari, aspettiamo la proroga, in attesa di un provvedimento a tempo indeterminato. E’ il pensiero forte dell’assessore alle Politiche sociali ed abitative del Comune dell’Aquila Stefania Pezzopane, che aggiunge: ”Il Governo sta cercando in tutti i modi di allentare la nostra capacità di reazione, trasformando una città orgogliosa e battagliera in una umile cortigiana, che di sei mesi in sei mesi deve elemosinare quello che le spetta di diritto, ovvero lo stesso trattamento di Umbria e Marche”.
Un ripetersi continuo di promesse, secondo l’ex presidente della Provincia. “L’ultima in una roboante conferenza stampa a Palazzo Chigi, dove si promise lo stesso trattamento fiscale di altre zone terremotate. Le parole, come al solito, se le porta il vento e nel decreto Milleproroghe, L’Aquila cade nel dimenticatoio. Il 23 dicembre, quando ormai la mobilitazione cittadina era partita e la rabbia degli aquilani stava per riesplodere, è arrivata l’ennesima promessa di Babbo Natale. Proroga di sei mesi per le vecchie tasse. Per il momento sono solo parole, finché non sarà scritto tutto nero su bianco. La rabbia e la disillusione degli aquilani è più che comprensibile”.
Secondo la Pezzopane, “il rischio più grave è quello di perdere pezzi importanti di questa città, fuga dei cervelli, fuga dei capitali, fuga di attività commerciali ed economiche. E chissà se arriveranno mai le risorse della tanto attesa Zona franca, di cui si continua a parlare. Così, mentre attendiamo i miracoli, tra una promessa e una proroga, i cittadini aquilani stanno pagando di tasca propria le spese dell’emergenza. E a questo stillicidio si aggiunge la mannaia che si potrebbe abbattere sull’Aquila se passasse il federalismo fiscale. Siamo all’assurdo. La città che ha più bisogno di aiuti sarebbe quella più penalizzata e potrebbe accadere che il capoluogo di regione si vedrebbe tagliato il gettito fiscale del 66%. Non abbiamo bisogno di elemosine, ma neanche meritiamo stangate di questo genere. Siamo arrivati ad un bivio. Se il governo vuole imboccare la strada giusta, allora è necessaria una svolta: basta con le parole, ora si approvi la legge per la ricostruzione”.