“Il contestato disegno di legge Gelmini sta per concludere il suo iter parlamentare con il voto finale al Senato della Repubblica previsto per il 22 dicembre, pochi giorni dopo la conferma di una precaria fiducia al governo. La nuova maggioranza ha ritenuto prioritario portare a termine il percorso di approvazione del ddl Gelmini a scapito delle numerosissime altre urgenze del paese, quali il problema del lavoro, dell’immondizia di Napoli, dei terremotati de L’Aquila, del debito pubblico.
Ciò non vuol dire che non riteniamo necessaria una riforma strutturale del sistema universitario, ma questa deve essere discussa dalle componenti del mondo accademico, dalla classe politica, dai sindacati, dalle istituzioni territoriali e dalle realtà economiche, in modo tale che sia il frutto di un confronto aperto e costruttivo. Partendo da questa considerazione, ci discostiamo dalla prepotente scelta di presentare un disegno di legge preparato dal Governo senza alcuna discussione e confronto con le parti sociali, emendabile esclusivamente dai componenti del Parlamento; è angosciante constatare che la politica abbia dedicato circa 10 giorni di discussione parlamentare per approvare questo “epocale” progetto di riforma (molto meno della discussione sulle quote latte). Di voi politici, in condivisione con gran parte del popolo italiano, non abbiamo più fiducia.
Per questo nasce da parte degli studenti l’esigenza di un luogo di dibattito pubblico, richiesto ripetutamente e in diverse forme, fino ad arrivare alle clamorose proteste degli ultimi mesi. Fino ad ora gli unici che hanno definito questo disegno di legge “epocale” sono solo il Ministro che, in teoria, lo ha scritto e la propria maggioranza parlamentare. Può essere definito “epocale” un disegno di riforma che segue un percorso così prepotente e poco condiviso?
Il netto rifiuto da parte nostra di tale disegno di legge nasce dalla constatazione che i proclami della Gelmini nel merito della sua riforma non sono realmente realizzabili. Spieghiamo alcune importanti motivazioni:
• Il sistema di gestione dell’Università viene completamente stravolto, abolendo ogni rappresentanza all’interno degli organi di governo di Ateneo, escludendone gli studenti, i ricercatori, i docenti e il personale tecnico amministrativo. Voi, cari Senatori, che vi siete “offerti” di rappresentare noi, il popolo, in Parlamento, perché mai volete contribuire ad abolire la rappresentanza in un ente pubblico e di proprietà dello Stato quale l’Università?
• Si assegna al Rettore lo strapotere di nominare tutti i componenti del Consiglio d’Amministrazione dell’Università con l’obbligo di individuarne almeno il 40% dall’esterno dell’università (perché?). Con questo schema di governance, chi controllerà sulle nomine del Rettore e sull’operato del Consiglio di Amministrazione? Non ci sembra affatto un buon metodo per evitare la formazione di baronie, anzi, si tratta di un bel regalo concesso ai Professori più potenti.
• Gli organi di controllo dell’operato dell’amministrazione continuano ad essere nominati dal controllato: una vera presa in giro. Come potranno, questi organi di controllo, andare contro chi li nomina? E con quali strumenti? In questo modo la tanto sbandierata efficienza e responsabilità dell’amministrazione non potranno mai essere individuati e qualificati.
• La trasparenza degli atti amministrativi non è riformata, né garantita; eppure, nell’era di internet, ci saremmo aspettati l’obbligo di pubblicazione di tutte le delibere, degli atti amministrativi e dei bilanci in rete, in modo da garantire una trasparenza totale. Per quale motivo una norma così elementare non è stata inserita nel ddl Gelmini?
• La già gravissima proposta che porterà alla precarizzazione dei ricercatori non è il nodo principale del disegno di legge, in quanto incrociando tale disegno con la legge 133/08, in particolare con l’Art.16, l’intero sistema universitario pubblico è destinato ad una privatizzazione certa.
• Il disegno di legge accenna in maniera vaga la Meritocrazia, a differenza dei proclami della Gelmini, senza specificarne i parametri, ma rimandando ad atti futuri. Lo stessa trattamento avviene per il diritto allo studio, che dovrebbe essere materia principale di un progetto di riforma, ma che invece è affidato a delega legislativa.
Riteniamo necessario il confronto in quanto i pomposi annunci riguardo alla meritocrazia, alla trasparenza, alla responsabilità amministrativa, al diritto allo studio e alla tutela della ricerca non corrispondono a ciò che effettivamente il disegno di legge propone.
Di conseguenza siamo ormai convinti, importanti Senatori, che molto probabilmente non sapete di cosa state parlando in quanto è possibile che voi non abbiate nemmeno letto il disegno di legge; forse è proprio così, visto che gli aspetti principali del DdL sono stati “copiati” dai quaderni della Fondazione Treellle, sostenuta principalmente dalla Compagnia San Paolo e da varie altre fondazioni bancarie, e della quale risultano fondatori e garanti esponenti di Confindustria, Mediaset e Fiat.
Dall’alto della vostra posizione e preparazione, eletti nel nostro territorio, vi invitiamo ad un confronto pubblico in assemblee cittadine o in televisione con noi studenti: avreste l’occasione di convincerci che stiamo sbagliando, oppure avete paura di essere completamente smascherati?
Se, come già avete dimostrato, non concederete questa occasione di confronto, ci sentiremo obbligati nel futuro a partecipare ad ogni vostro comizio elettorale: sarà un’ottima occasione e platea per affrontare l’argomento”.