Il più costoso progetto per la gestione del patrimonio idrico regionale è in questi giorni all’esame del Comitato Valutazione di Impatto Ambientale della Regione; scaduti ormai i termini per presentare le osservazioni inerenti, l’opera si avvia sempre più alla fase esecutiva. Osservazioni che il Wwf ha regolarmente presentato, senza ricevere, a quanto pare, troppa considerazione. Un intervento colossale che, nelle intenzioni e nelle dichiarazioni dei proponenti, segue la direzione principale della potabilizzazione del Lago di Campotosto, recuperando 550 litri al secondo da deviare nel bacino dell’Aterno, di cui: 290 L/sec verranno depurati da un grande potabilizzatore da 21 milioni di euro e destinati alle case dell’aquilano; 171 L/sec verranno usati per irrigazione agricola dell’Alto-Aterno; 84 L/sec, solo il 15%, finiranno in deflusso ambientale sfociando, quindi, direttamente nel Fiume Aterno.
“La prima conseguenza negativa”, spiega in conferenza stampa Augusto De Sanctis, referente acque Wwf Abruzzo basandosi sui dati degli stessi proponenti, “si avrà con la riduzione del 4% del deflusso naturale del Lago di Campotosto nel Fiume Vomano, fiume già in grave sofferenza ambientale e che secondo i dati Arta non rispetta i parametri dell’Ue. Ciò comporterà un decremento di produzione idroelettrica (energia rinnovable) del complesso Enel di Campotosto di 18,9 milioni di Kw/h e i calcoli prevedono un aumento di 7333 tonnellate di idrocarburi dovuto all’aumento inevitabile di produzione di energia di altra natura”. Vi è poi lo scopo principale, la distribuzione di acque potabili a L’Aquila e dintorni: “scopo attualmente primario di un’opera, che due anni fa, al momento della presentazione, veniva proposta solo per la riqualificazione dell’Aterno”, precisa De Sanctis; è risaputo, e i progettisti non lo negano, che la rete idrica aquilana perde nel proprio corso il 49% dell’acqua immessa. “Perché prima di puntare sul ‘gigantismo ingegneristico’ per portare più acqua in una rete colabrodo non si punta subito alla diminuzione delle perdite nella rete distributiva?”, chiede il Wwf. In effetti verrebbe persa, già in partenza, metà della produttività dell’investimento, e si parla di 45milioni di euro. “Il problema è talmente evidente che i progettisti hanno risposto che verranno fatti altri interventi dal Commissario, in un futuro e in modalità non precisati. Quindi prima si porta acqua con grandi opere e spese, poi si vedrà come evitarne la dispersione in una rete fatiscente”, incalza De Sanctis.
Progetto fatto, studio di valutazione pure, cifre stimate. Ma secondo il Wwf non si è seguita la giusta classificazione preliminare per il possibile uso idropotabile. L’Associazione ambientalista spiega che le analisi allegate al progetto non sono utili perché sono state usate altre tabelle di riferimento per i relativi limiti (di uso idroambientale) rispetto alle analisi necessarie per la valutazione delle acque ai fini della potabilizzazione (uso idropotabile). Aspetto da non sottovalutare poiché le tecniche di potabilizzazione dipendono dalla classificazione (classi A1, A2 e A3 del decreto 152/2006) e i costi dell’impianto e della gestione e manutenzione sono strettamente connessi alla qualità di acque da trattare. In soldoni, più l’acqua necessita trattamenti e più sono i costi di impianto e manutenzione. “Nell’acqua del Lago di Campotosto, per stessa ammissione dei progettisti, arrivano scarichi civili non trattati e scarichi zootecnici”, ricorda De Sanctis. La qualità dell’acqua di campo tosto non risulta contaminata, come avviene per il Vomano, da scarichi industriali, bensì a scarichi non controllati di aziende zootecniche, riportando elevati livelli di fosforo e coliformi; sostanze eliminabili da un potabilizzatore del quale, senza un’apposita analisi, non si conoscono attualmente le strutture necessarie e i relativi costi aggiuntivi. “Perché poi,” chiede ancora De Sanctis, “dare da bere agli aquilani l’acqua del lago, quando hanno già una più che sufficiente portata procapite di 290 litri di acqua buona di sorgente? Bisogna invertire le priorità: risanare la rete esistente e poi pensare ad altri interventi”.
Ma quali altri, e soprattutto quanti altri interventi? : “Il progetto rientra in un piano di 100 opere del valore stimato in 590 milioni di euro che il Commissario ha redatto senza alcuna discussione con la società. Quali sono questi interventi? Da dove vengono questi soldi quando Goio dice di non avere fondi per bonificare Bussi? Sono le stesse cifre dei fondi Fas, che però sono stati ampiamente discussi con sindacati, categorie, e istituzioni. In un momento così difficile sia per le finanze pubbliche sia per il territorio aquilano, è necessario garantire un’ampia e trasparente comunicazione e la massima partecipazione delle comunità su scelte onerose sotto tutti i punti di vista”, conclude De Sanctis.
Daniele Galli