Pescara. Un mese fa il confronto pubblico fra istituzioni e tecnici, ‘Bussi, capire, intervenire, andare avanti’ tenutosi in Provincia. Oggi l’Associazione Articolo 3 mette a frutto gli importanti spunti emersi sul presente e sul futuro del sito inquinato, girando gli atti ufficiali a tutti i consiglieri regionali eletti nella provincia di Pescara e chiedendo che la Regione attivi iniziative volte ad ottenere al più presto sia una messa in sicurezza di qualità e uno studio epidemiologico che accerti sulla popolazione del circondario gli effetti sanitari della convivenza con le sostanze tossiche sepolte a Bussi.
“Un coinvolgimento importante”, afferma Antonella Allegrino, presidente di Articolo 3, “perché a prescindere dall’appartenenza, la politica promuova azioni che ad oggi sono mancate, affinché Bussi non venga ricordata come il sito della più grande discarica tossica d’Italia e perché le sostanze ancora interrate non continuino a produrre i danni che hanno causato fino ad oggi”. Danni di cui purtroppo non c’è una stima, vista la mancanza di uno studio epidemiologico che soggetti preposti e autorevoli erano pronti a fare, come l’Istituto Superiore di Sanità e quella persino di uno studio preventivo alla messa in sicurezza.
Aspetti, alcuni inediti, emersi durante l’incontro a cui hanno partecipato in veste di relatori, il commissario straordinario della discarica, Adriano Goio, il biologo e Presidente del coordinamento di associazioni ‘Bussiciriguarda’ Giovanni Damiani, l’assessore provinciale all’Ambiente Mario Lattanzo e il vice sindaco di Bussi, avv. Giulio Di Berardino.
“Fra le novità”, riprende la Allegrino, “la triste realtà dell’inesistenza di fondi capaci di assicurare in tempi rapidi una bonifica integrale del sito e la ristrettezza di quelli destinati agli interventi di urgenza. Riguardo alla messa in sicurezza, che si aspetta da tre anni malgrado venga definita ‘di emergenza’ dalla legge, oltre al progetto di ‘cappin’, copertura superficiale che il commissario governativo ha annunciato come imminente, è emerso un altro tipo di azione per bocca di Giovanni Damiani, che consentirebbe la ‘blindatura’ delle scorie attraverso l’apposizione di palancole (usate comunemente per arginare i fiumi) ai lati e operazioni di ‘jet grouting’, iniezioni di cemento alla base in modo da isolarle dalla falda sottostante ed evitare lateralmente che vengano a contatto col fiume e, infine, di aspirazione dei liquidi dal contenuto, per renderlo inerte”.
In merito alla bonifica, dal convegno è emerso l’esempio seguito a Cengio, dove ad iniziare la bonifica del sito inquinato fu proprio l’Acme, grazie ad un progetto coordinato dall’Anpa (Agenzia Nazionale per l’Ambiente): il colorificio impiegò gli operai e li specializzò in bonifica e mise a disposizione le strutture per effettuarla.
Queste ed altre sollecitazioni del convegno sono state messe a disposizione anche della Provincia di Pescara perché muova in tempi rapidi iniziative istituzionali presso il Governo, mirate a reperire fondi e attenzione e azioni anche sul territorio, per unire tutti i Comuni presumibilmente esposti alla convivenza con la discarica in un comitato, che solleciti azioni e iniziative e produca informazione anche sugli effetti diretti e indiretti provocati da tale convivenza.
Daniele Galli