Pescara. Si erano dati appuntamento questo pomeriggio alle 16.00, nella sala consiliare del Comune di Pescara i cittadini che da sabato stanno portando avanti la protesta sulla Strada Parco, una protesta che ha dovuto ricorrere ad un picchetto 24 ore su 24 per riuscire a far sì che qualcuno le desse ascolto. E alle 16.00 loro erano tutti lì con tanto di cartelli e striscioni, per assistere a quel consiglio comunale che tra gli ordini del giorno di Strada Parco non ne voleva proprio parlare. Ma a stravolgere “l’equilibrio” o il “disequilibrio” che regnava in sala ci ha pensato il consigliere di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo, anche lui impegnato nella protesta su Strada con i numerosi cittadini del comitato autonomo creatosi appositamente per la questione. Acerbo, in apertura del consiglio, ha chiesto la parola proponendo una mozione che cambiasse l’Ordine del giorno per dar voce a tutti quei cittadini intervenuti in consiglio per avere risposte dall’amministrazione.
“Faccio notare che i cittadini, e noi con loro, chiediamo la sospensione dei lavori per riprendere quel confronto costruttivo sul progetto e le possibili alternative avviate con la seduta del Consiglio Comunale del 14 giugno unilateralmente interrotto dall’inizio improvviso dei lavori. Invece del tavolo i cittadini si sono ritrovati il cantiere sulla strada-parco! I centinaia di cittadini che si alternano giorno e notte al presidio rappresentano una risorsa democratica per la città con cui le istituzioni hanno il dovere di confrontarsi”, ha sottolineato Acerbo.
Un progetto importante, il più grande appalto a Pescara, ma un progetto che mancherebbe delle procedure necessarie per l’avvio, come ad esempio la Valutazione di Impatto Ambientale. I cittadini in sala lamentano una mancanza di democrazia e trasparenza, si sentono trattati come criminali, visto che molti li accusano di disertare l’ordine pubblico, ma non mollano e continuano a dire no.
Acerbo però una speranza ancora ce l’ha, o meglio ce l’aveva: crede che la funivia possa essere bloccata e fa appello all’articolo 9 contenuto nel contratto definitivo di fornitura e montaggio d’impianto sottoscritto nel 2007 da Gtm e Balfour Beatty. All’articolo 9 c’è scritto che “la Committente ha facoltà insindacabile di sospendere i lavori, con conseguente protrazione automatica del termine di esecuzione per cause di forza maggiore” e prevede inoltre che in tal caso “nessun compenso spetterà all’Appaltatore”. E la protesta pubblica dei cittadini rientrerebbe appieno in quelle cause di forza maggiore.
Quindi il potere sarebbe tutto nelle mani del “Patron” Russo che, in qualità di Presidente e rappresentante legale della GTM avrebbe facoltà di mettere una pieta su quei lavori senza oneri per l’azienda di trasporto.
Nei giorni scorsi lo stesso Presidente aveva dichiarato alla stampa che era molto più disponibile alla sospensione dei lavori se ci fosse stata la possibilità sul piano legale, ed ora la possibilità c’è. Russo si era spinto a chiedere ai manifestanti di individuare le vie legali per poter sospendere i lavori e loro non si sono lasciati sfuggire l’occasione.
Ma il duro dibattito innescatosi questo pomeriggio in consiglio attorno a quell’art. 9 non è bastato a Sindaco e Giunta per formalizzare la tanto attesa richiesta di interruzione.
Il Sindaco ha preso la parola solo per dire che nulla si può più fare, che la “colpa” di quanto accaduto non siede sui banchi della maggioranza, bensì va ricercata altrove, si scruti il passato dell’“opposizione”. “Il centro destra oggi si ritrova con una delega non sottoscritta dalla mia parte, – ha sottolineato Mascia- Acerbo ha avuto 62 mesi per risolvere questo problema e non l’ha fatto, ormai non si può più tornare indietro”.
Ed indietro il consiglio davvero non è tornato, a votare per la mozione di Acerbo sono stati in 33, 15 i favorevoli e 18 i contrari. Dunque Strada Parco zero e filovia 1. Un consiglio dove si sarebbe potuto fare qualcosa, se anche la minoranza fosse stata presente in toto, ma tra i banchi della sinistra tre grandi assenti che hanno avuto il loro peso specifico sul piatto della bilancia. Giunto l’infausto verdetto l’aula è insorta sotto un grido comune: “Vergogna”, un’unica parola quella di cittadini delusi e illusi da una protesta che speravano potesse attecchire sui banchi di una nobile maggioranza, ma “loro non hanno avuto il coraggio di fare una figura nobile”, ha detto l’ex consigliere alla Provincia di Pescara Aurelio Giammorretti. E per il momento vi rimandiamo alla prossima puntata filovia, attesa per lunedì 4 ottobre, dove a confrontarsi con i cittadini sarà proprio il Patron Russo.
Monica Coletti