Botta e risposta Febbo-Paolucci su ospedali di Guardiagrele ed Atessa

Guardiagrele. “Non bastano le rassicurazioni e le chiacchiere del centrosinistra, i fatti purtroppo dicono altro. Mancava solo l’ufficialità che ieri è arrivata attraverso una nota del commissario ad acta D’Alfonso inviata alla Asl di Chieti e all’assessore alla sanità: seguendo supinamente e passivamente i dettami del decreto Lorenzin, dal 1 marzo Guardiagrele e Atessa perderanno i loro presidi ospedalieri che saranno riconvertiti in strutture dedicate “a svolgere attività sanitarie di natura distrettuale, riabilitativa ed erogative di cure intermedie”.

Questo vuol dire, si legge nella nota, “elisione delle attività assistenziali di ricovero e cura con conseguenze caducazione dei posti letto”.

E’ quanto evidenzia il presidente della Commissione di Vigilanza Mauro Febbo che aggiunge: “Mi chiedo innanzitutto, queste comunicazioni riguardano anche le altre Asl o coinvolgono esclusivamente la provincia di Chieti? Intanto, nel silenzio assordante di chi ieri si scagliava contro la riforma ospedaliera voluta dal governo Chiodi oggi assistiamo a questa spoliazione vestita da “riconversione”.

Il commissario invita pertanto il direttore della Asl Flacco a “valutare gli effetti conseguenti sulle attività della spesa, di acquisizione di beni e servizi nonché alle dinamiche del personale”. Le conseguenze peggiori però – conclude Febbo – peseranno sui cittadini e si tradurranno in disagi e oggettive difficoltà che chiaramente non sono valutate da chi esegue con freddezza i dettami romani. Intanto siamo ancora in attesa di capire quando usciremo dal commissariamento”.

PAOLUCCI puntualizza: ‘Febbo solleva questioni senza fondamento, ecco come avverrà la riconversione’

“E’ dal settembre 2014 che sono state dichiarate le intenzioni della Regione sui presidi ospedalieri di Guardiagrele e Atessa. Eppure, per il solito spirito polemico e strumentale, Febbo continua a sollevare questioni senza fondamento”.

Lo sottolinea l’assessore alla programmazione sanitaria Silvio Paolucci, facendo alcune precisazioni rispetto alle dichiarazioni del presidente della commissione di vigilanza.

“Martedì primo marzo, come noto da giorni – spiega Paolucci – si avvierà la riconversione del presidio di Guardiagrele, mentre ad Atessa il processo partirà più avanti, tenuto conto che avrà nel frattempo 20 posti letto di lungodegenza. Per il futuro, invece, il progetto prevede di trasformare quelle strutture in ospedali di comunità, con un’adeguata dotazione di posti letto territoriali: un nuovo modello di assistenza, più rispondente alle esigenze dell’utenza di riferimento (composta in gran parte da over 65).

In tal senso occorre ricordare che la nostra offerta attualmente copre il 50 per cento del fabbisogno, rispetto alle domandale di assistenza di cronici fragili non autosufficienti. Non ci sarà, quindi, alcuna perdita di posti letto. Sia a Guardiagrele, che ad Atessa, ci saranno fino a 20 posti letto per l’ospedale di comunità, a cui si aggiungeranno alcune decine di altri posti destinati a residenze sanitarie assistite per anziani non autosufficienti, semiresidenze per anziani e altri servizi, fino a 80 posti letto.

A questo si affiancheranno i laboratori analisi, il centro raccolta sangue, la diagnostica per immagini e ambulatori specialistici. Parlare di chiusura, ancora una volta, mi sembra grave, perché si ingenerano timori ingiustificati nella popolazione”.

Paolucci torna poi su quanto aveva disposto il precedente commissario Chiodi, nel decreto 45 del 2010.

“In quell’atto – conclude l’ assessore – era stata cancellata integralmente la dotazione di posti letto in quei presidi, in cui erano previsti solo ambulatori specialistici e un’assistenza medico-infermieristica limitata a 12 ore giornaliere.

La maggioranza di cui Febbo faceva parte aveva dunque previsto zero posti letto, come avvenuto poi effettivamente a Casoli. Questo governo regionale, invece, è intervenuto per correggere le scelte della maggioranza di chi oggi accusa, che avrebbe smantellato tutto. Noi abbiamo scelto un’altra strada, dando una risposta ai tanti abruzzesi che il governo di Febbo aveva totalmente abbandonato”.

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