Pescara, polemica sull’incarico dell’ufficio stampa del Comune

pescara_comune_ingressoPescara. Mai come in questi giorni, l’opposizione pescarese sta ricoprendo quel ruolo di vigilanza che le compete. Dopo aver portato alla luce la mancata linearità degli atti riguardanti il Festival Dannunziano, quel segugio del consigliere Pd Enzo Del Vecchio prende ad indagare sul contratto dell’ufficio stampa del Comune e presenta, insieme a tutti i gruppi consiliari d’opposizione, un’interrogazione ad Albore Mascia.
Sono tre le questioni ritenute principalmente irregolari che si rilevano dal testo dell’interrogazione: una riguardante la natura delle figure sottoposte a contratto da parte del Comune, una sulla confusione e sul mancato rispetto delle norme sul numero delle persone incaricate, e infine l’esercizio non autorizzato di attività per altri soggetti pubblici o privati.
L’ufficio stampa dell’Amministrazione viene istituito dal sindaco il 31 luglio 2009 con l’atto n° 1268. Fu incaricata una società composta da 3 soci: un giornalista e due pubblicisti. Questa società viene incaricata, per il periodo 1/08/2009 – 30/9/2010 di collegare al meglio il Comune con i media, ricevendo un compenso annuale di 55mila euro. La norma relativa è l’articolo 110, comma 6 del decreto legislativo 267 del 2000 che recita: “Per esigenze cui non possono far fronte con personale in servizio, le amministrazioni pubbliche possono conferire incarichi individuali, con contratti di lavoro autonomo, di natura occasionale o coordinata e continuativa, ad esperti di particolare e comprovata specializzazione anche universitaria”. E qui sorge, secondo i firmatari dell’interrogazione, la prima begha. Dal testo si evince una duplice lettura dell’errore del provvedimento sindacale n.1268 del 31.07.2009. Riportiamo testualmente: “da una prospettiva di rispetto puntuale della normativa sopra citata, lo stesso risulta illegittimo poiché attribuisce un incarico ad una società e cioè ad un soggetto che non risulta essere tra i destinatari delle previsioni normative previste dall’art. 110 c. 6 del D.Lgs 267/2000”.

Dall’altra prospettiva passa il secondo punto dell’interrogazione: “da altra prospettiva, ritenendo il comportamento sindacale corretto, il provvedimento viola la norma sugli incarichi dirigenziali poiché non tiene conto che negli enti in cui è prevista la dirigenza, i contratti in questione non possono essere stipulati in misura complessivamente superiore al 5% del totale della dotazione organica della dirigenza e dell’area direttiva e, comunque, per almeno un’unità, mentre per gli altri in misura non superiore al 5% della complessiva dotazione organica o almeno ad un’unità, laddove la stessa sia inferiore alle venti unità e, per il caso che interessa la società è formata da 3 soci e non si comprende quale numero di incarichi sia stato conferito con il contratto in argomento”. In soldoni, l’agenzia stampa è formata da 3 soci, numero che in un verso o nell’altro non rientra nei parametri normativi.

Il terzo quesito è di natura puramente interrogativa, ma se il beneficio del dubbio si concede a chiunque, si presume che il Pd parli in adeguato possesso di cognizione di causa. Altra norma chiamata in causa: Legge n° 150 del 7 giugno 2000 – Disciplina delle attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni; l’articolo 9 recita al punto 4: “I coordinatori e i componenti dell’ufficio stampa non possono esercitare, per tutta la durata dei relativi incarichi, attività professionali nei settori radiotelevisivo, del giornalismo, della stampa e delle relazioni pubbliche”. Si beneficiano, così, del dubbio i consiglieri dell’opposizione e pongono anche questo punto interrogativo, sospettando che i componenti dell’Ufficio stampa lavorino anche all’esterno del Comune.

Si aggiunge, inoltre, una confusionaria situazione relativa alle firme in calce ai comunicati stampa emessi dal Comune. Confusione che concede a Del Vecchio e ai suoi ulteriore sicurezza nel porre l’interrogazione. Le note stampa del Palazzo venivano, fino a qualche giorno addietro, corredate dal nominativo di una singola addetta stampa, mentre da qualche giorno le informazioni sono richiedibili più genericamente all’agenzia incaricata. Sempre nel concesso beneficio, ci si pone il dubbio che voci di corridoio abbiano fornito l’allerta e consigliato la correzione.

Dalle domande, alle richieste, e l’interrogazione si conclude con le rituali esigenze. Albore Mascia dovrà, quindi, dare risposta alla richiesta di revoca degli incarichi, ritenuti dall’opposizione non rispettanti le norme legislative di riferimento e chiarire in Consiglio comunale se, da apposite dichiarazioni, risulti o meno che componenti dell’Ufficio stampa del Comune di Pescara non esercitino attività professionale per altri soggetti pubblici e/o privati.

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