“La crisi – ha spiegato il presidente Di Giuseppantonio – che sta investendo in maniera sensibile tutto il Paese e che in particolare sta toccando in maniera pesante il settore automobilistico ed automotive, ha avuto delle ripercussioni di elevata entità nel nostro cuore industriale della Val di Sangro, dove si sono persi non meno di tremila posti di lavoro nel breve volgere di qualche anno. La chiusura di un nuovo stabilimento, tra l’altro tra i più produttivi e con elevati standard di qualità, sarebbe un colpo ferale per l’economia dell’intero territorio, anche in considerazione del fatto che nello stabilimento A.C.S. di Atessa gran parte della manodopera è femminile, quindi più difficilmente ricollocabile sul mercato del lavoro. Ritengo che sia quantomeno antieconomico delocalizzare la produzione negli stabilimenti di Cassino quando poi il prodotto finito dovrebbe essere consegnato in Val di Sangro. Per non parlare dell’impatto ecologico legato al trasporto dei materiali dal basso Lazio in Abruzzo. È evidente che noi faremo le barricate per non perdere altri posti di lavoro e difendere strenuamente il nostro territorio da una spoliazione che non può continuare ai danni dei lavoratori abruzzesi. Puntiamo a creare una sorta di cordone di sicurezza a difesa dell’Abruzzo e per questo chiamerò a raccolta le forze politiche, sociali, produttive senza alcuna distinzione”.
Intanto, il presidente Di Giuseppantonio ha richiesto un incontro urgente ai vertici dell’A.C.S., invitando al tavolo anche i rappresentanti sindacali, la Confindustria e la direzione di Isringhausen e Sevel, destinatari del prodotto della fabbrica a rischio.