Chieti. Questa mattina una delegazione di operai dello stabilimento A.C.S. di Atessa, insieme con i rappresentanti sindacali, è stata ricevuta dal presidente, Enrico Di Giuseppantonio, nella sala di giunta della Provincia. I lavoratori hanno esposto al presidente la situazione dello stabilimento in Val di Sangro che è a rischio di chiusura non per mancanza di commesse, ma per una decisione unilaterale della proprietà, che vorrebbe trasferire la produzione nello stabilimento di Cassino, pur se i clienti finali delle lavorazioni sono gli stabilimenti di Atessa della Isringhausen e della Sevel, lasciando così a casa 28 operai, di cui 10 donne. Il presidente ha ascoltato con interesse le ragioni degli operai ed ha annunciato che ha già provveduto ad inviare una circostanziata missiva al direttore dello stabilimento, Alexander Wawra.
“La crisi – ha spiegato il presidente Di Giuseppantonio – che sta investendo in maniera sensibile tutto il Paese e che in particolare sta toccando in maniera pesante il settore automobilistico ed automotive, ha avuto delle ripercussioni di elevata entità nel nostro cuore industriale della Val di Sangro, dove si sono persi non meno di tremila posti di lavoro nel breve volgere di qualche anno. La chiusura di un nuovo stabilimento, tra l’altro tra i più produttivi e con elevati standard di qualità, sarebbe un colpo ferale per l’economia dell’intero territorio, anche in considerazione del fatto che nello stabilimento A.C.S. di Atessa gran parte della manodopera è femminile, quindi più difficilmente ricollocabile sul mercato del lavoro. Ritengo che sia quantomeno antieconomico delocalizzare la produzione negli stabilimenti di Cassino quando poi il prodotto finito dovrebbe essere consegnato in Val di Sangro. Per non parlare dell’impatto ecologico legato al trasporto dei materiali dal basso Lazio in Abruzzo. È evidente che noi faremo le barricate per non perdere altri posti di lavoro e difendere strenuamente il nostro territorio da una spoliazione che non può continuare ai danni dei lavoratori abruzzesi. Puntiamo a creare una sorta di cordone di sicurezza a difesa dell’Abruzzo e per questo chiamerò a raccolta le forze politiche, sociali, produttive senza alcuna distinzione”.
Intanto, il presidente Di Giuseppantonio ha richiesto un incontro urgente ai vertici dell’A.C.S., invitando al tavolo anche i rappresentanti sindacali, la Confindustria e la direzione di Isringhausen e Sevel, destinatari del prodotto della fabbrica a rischio.