Chieti, Di Paolo: ‘I circa 600 dipendenti della Carichieti oggi chiedono risposte e reclamano certezze’

Chieti. “Ad una settimana dalle elezioni, nessuno degli altri candidati a sindaco di questa città, ha ritenuto opportuno affrontare nel merito la problematica inerente il commissariamento della Cassa di Risparmio di Chieti, né tantomeno interrogarsi sul futuro della Banca storica Teatina”.
Così in una nota il segretario politico di Giustizia Sociale, Bruno Di Paolo, che aggiunge: “Molti dipendenti e non solo, si chiedono che cosa succederà, e come mai questo argomento non viene toccato dalla politica locale. Forse non interessa? Forse rappresenta un tabù, o forse è meglio non parlarne? Voglio ricordare che una certa politica, attraverso alcuni esponenti , in passato, ha avuto e forse ancora oggi, ha un grande interesse, per la Banca, probabilmente finalizzato alla sola salvaguardia di propri tornaconti personali e di quelli di un altro limitato numero di persone, visto quanto è accaduto. Il futuro dei Dipendenti, il futuro dell’Azienda, il futuro del Territorio, sono stati per anni dimenticati. Forse ai più non è chiaro che parliamo del rischio di perdere l’unico istituto bancario autonomo rimasto nel territorio cittadino, provinciale e forse addirittura regionale. Un dato da non sottovalutare ma anzi da rimarcare e segnalare con forza. Da salvaguardare sono specialmente i circa 600 posti di lavoro dei dipendenti bancari, così come le altre persone occupate nelle aziende satellite collegate. Un esercito di concittadini e non che oggi chiedono risposte e reclamano certezze. Da quando il Vaso di Pandora sui gravi avvenimenti che hanno visto protagonista la Carichieti è stato scoperto, nessuna forza politica al potere si è veramente interessata al problema tranne per quell’unica interrogazione parlamentare finalizzata però non a difendere la Banca, il Territorio ed il posto di lavoro dei dipendenti ma, all’opposto, salvaguardare i protagonisti di una gestione incauta ed opaca della Banca. Mi domando, inoltre, il commissariamento a cosa ha porterà? È indubbio che la governance deve essere diversa da quella fin ora avuta, considerando tutto quello che è successo, ma c’è stato qualcuno al potere che ha chiesto di essere ricevuto a colloquio dal Commissario per essere messo a conoscenza dei dettagli dell’operazione in modo da agire, ove possibile, per scongiurare eventuali riflessi negativi nei confronti dei dipendenti e quindi dell’economia del territorio? Territorio cittadino la cui economia certamente non può e non deve fare a meno della sua banca. Da notizie riportate dalla stampa locale e non, risultano che ci sono oltre trecento milioni di crediti deteriorati e circa altri duecento milioni in sofferenza. Con questi numeri si andrà chiaramente incontro alla ricapitalizzazione, ma chi lo farà? Chi si prenderà l’onere di un’operazione così rischiosa? Considerando inoltre che la Fondazione della Carichieti ha ottenuto un prestito dalla controllata S.p.A. e, da quel che abbiamo appreso sempre, da alcuni organi di stampa, non ha ancora provveduto alla sua restituzione. Probabilmente il Commissario, che ha iniziato il suo lavoro a settembre dello scorso anno, dovrà presto tirare le somme. Quasi nove mesi durante i quali la politica locale e le Istituzioni sono rimasti a guardare”.

“Mi auguro che si riesca a salvaguardare l’Autonomia della Carichieti – conclude Di Paolo – e scongiurare l’acquisto della nostra banca da parte di altri istituti , per salvare l’identità non di una sola azienda, ma di un’intera città. Gli sforzi delle istituzioni dovrebbero spingere verso la creazione di nuovi posti di lavoro, verso lo sviluppo ed il rafforzamento di quanto già esistente sul territorio e non di mettere a repentaglio la tranquillità economica e sociale di centinaia di persone e dell’intera popolazione teatina”.

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