Chieti. “Non so più come replicare al mio predecessore. È talmente abile ad ingannare cittadini e giornalisti con dati del tutto menzogneri che spesso si finisce con il credergli, ma i documenti lo smentiscono clamorosamente e se qualcuno li volesse venire a consultare si renderebbe conto delle sue mistificazioni”. Così il presidente, Enrico Di Giuseppantonio, replica a Tommaso Coletti sui dubbi circa la consistenza e la responsabilità dei debiti contratti dalla Provincia di Chieti.
Secondo il presidente, infatti, i debiti certificati dal Consiglio provinciale sarebbero solidissimi e, anzi, aumenterebbero di settimana in settimana grazie alla spesa clientelare portata avanti da Coletti. Il riferimento è ad alcune presunte uscite eccessive per il personale e contributi elargiti senza criterio.
I debiti sono, quindi, reali e Di Giuseppantonio si chiede pertanto le motivazioni che hanno spinto l’ex giunta a non pagarli. “Per questo siamo costretti a vendere parte del nostro patrimonio” sottolinea il presidente. “Se non ci fossero stati i debiti, veri, reali, certi, certificati, avremmo utilizzato lo stesso patrimonio che ora dismettiamo per fare investimenti”.
Secondo il presidente, Coletti mentirebbe anche quando giustifica quel milione di debiti che si attribuisce con il mancato trasferimento da parte della Regione dei fondi sul settore sociale negli anni 2008 e 2009. Stando a quanto sostenuto da Di Giuseppantonio, infatti, l’ex presidente non avrebbe volutamente inserito in bilancio i soldi destinati al trasporto degli studenti disabili e al fondo per il sociale.
“Il mio predecessore accenna fugacemente ai costi del mio staff” continua, poi, Di Giuseppantonio “e qui fa un clamoroso autogol. Su questo punto, come si evince dalle cifre a disposizione di chiunque, non ci sono paragoni tra la spesa che ha fatto Coletti e quella che sto facendo io. Del resto, lo staff è una spesa da cui non posso derogare per far funzionare l’ufficio di presidenza”.
Viste le insinuazioni di Tommaso Coletti, Enrico Di Giuseppantonio comunica, dunque, la decisione di istituire presso la sua segreteria un ufficio aperto al pubblico ed, in particolare, ai giornalisti che fornirà copia di tutti i documenti dell’amministrazione, così da poter verificare direttamente la realtà dei fatti.