Bracco: boom di patologie tumorali nel teramano. Serve aggiornamento del registro regionale

“Lungi da me la volontà di dare concretezza al concetto di allarmismo, non posso però non far notare come oramai siano sempre più numerose le fonti autorevoli che veicolano il medesimo messaggio ossia che nel Teramano le patologie tumorali stiano prendendo sempre più piede.

 

Ciononostante, al riguardo, lo scorso anno non è stato pubblicato alcun report da parte dell’Agenzia sanitaria regionale. Circostanza gravissima dinanzi alla quale bisogna quanto prima porre rimedio”. E’ categorica la presa di posizione di cui si fa portavoce il Consigliere di Sinistra Italiana Leandro Bracco e che riguarda una tematica assai delicata che negli ultimi tempi sta preoccupando soprattutto gli abitanti che vivono nella provincia di Teramo.

“Le recenti affermazioni di Elso Castelli (medico di base e responsabile del Comitato azione popolare di Teramo) circa il boom di tumori nei 47 Comuni che costituiscono il Teramano – afferma l’esponente SI – non possono e non devono cadere nel vuoto.

 

Preoccupazioni sulle quali è intervenuta anche l’Associazione per la difesa dei consumatori ‘Robin Hood’ la quale ha chiesto che si faccia chiarezza il prima possibile”. “Il Comitato in questione – prosegue Bracco – parla di rischi per la salute provocati dal non ottimale funzionamento dei depuratori gestiti dalla Ruzzo Reti e dalla presenza dei Laboratori di Fisica Nucleare del Gran Sasso”.

“Si tratta senza alcun dubbio – rileva il Consigliere regionale – di una questione estremamente delicata che deve essere analizzata e approfondita sotto molteplici aspetti. Se da un lato non bisogna cedere all’allarmismo considerata l’assenza di dati scientifici (come d’altronde precisato da Valerio Filippo Profeta, responsabile del Dipartimento di assistenza sanitaria territoriale della ASL di Teramo), dall’altro la vicenda solleva un’altra rilevantissima questione che non può passare sotto traccia. E’ indispensabile infatti – evidenzia Bracco – che i dati sulle patologie oncologiche vengano raccolti e studiati.

Tutto questo sembra non accadere più in Abruzzo. Grave infatti è lo stallo nel quale si trovano le attività connesse al Registro Tumori regionale. Proprio questo Registro è uno strumento che consente di valutare l’andamento temporale delle patologie di matrice tumorale di alcune aree o popolazioni particolarmente esposte. Consente inoltre di effettuare non solamente valutazioni circa l’efficacia delle reti oncologiche ma anche analisi epidemiologiche che attengono alle potenziali cause”. “Poter comprendere, attraverso i dati raccolti, l’andamento anche geografico delle malattie tumorali – specifica Bracco – permette di avviare azioni concrete d’indagine sulle possibili origini delle patologie. D’altra parte l’idea di un Registro Tumori regionale nasce a seguito della rilevazione di determinati territori ad elevato inquinamento ambientale. Basti pensare a Bussi e ai SIR Chieti Scalo e Saline Alento”.

“Nonostante la presenza di tali contesti – rimarca il Consigliere – l’indagine epidemiologica pare essere ferma. Lo scorso anno l’Agenzia sanitaria regionale non ha pubblicato alcun report. Questo significa che l’attività è in pieno stallo e dunque non può che trattarsi di un fatto di estrema gravità. La mancanza di epidemiologia ovvero di quella disciplina biomedica con la quale si studia la distribuzione e la frequenza di malattie ed eventi di rilevanza sanitaria, dimostra inoltre come si stia assistendo a un indebolimento dei presidi necessari e indispensabili alla tutela della salute dei cittadini. Sul punto come non pensare anche al destino di cui è stato purtroppo protagonista il Centro di Ricerche Mario Negri Sud, struttura che avrebbe dovuto svolgere un significativo ruolo di supporto ai territori”.

“Il quadro quindi – sottolinea l’esponente di Sinistra Italiana – appare tutt’altro che roseo. Quanto prima invierò una richiesta di chiarimento all’Agenzia Sanitaria regionale al fine di conoscere lo stato delle attività del Registro Tumori. Sono fermamente convinto – conclude Leandro Bracco – che l’inattività non possa essere giustificata dall’assenza di dati scientifici in quanto la questione concerne la salute di decine di migliaia di cittadini”.

 

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