Tortoreto, nuovo capogruppo Pd. Papiri: il rinnovamento non è mai decollato

papiri_rolandoTortoreto. L’avvicendamento alla guida del gruppo consiliare del Pd (Nico Carusi ha rilevato il testimone da Rolando Papiri) non è stato un passaggio indolore.

O meglio, quella che è stata definita dal partito come una normale ridefinizione di compiti e funzioni, ha creato delle scorie, ma sarebbe il caso di dire che le diversità di vedute sono venute a galla tutte in una volta. Sulla vicenda Rolando Papiri ha scritto una lunga lettera a quattro mani con Rosita Di Mizio (altra componente del Pd) per chiarire i termini della vicenda, lanciando messaggi molto chiari sul piano politico, sia relativamente alla vicende passate che su quelli che dovranno essere gli approdi futuri. Più che un commento sul la vicenda, si tratta di un’analisi molto circostanziata, che gli stessi estensori definiscono un manifesto politico. Papiri chiarisce che resterà nel Pd, anche se è ipotizzabile che in consiglio comunale possa dare vita ad un gruppo autonomo rispetto agli altri tre democratici.

 

L’intervento. “Le ultime vicende politiche riguardanti il Pd tortoretano” scrivono Rolando Papiri e Rosita Di Mizio, “ hanno un significato molto più profondo di quanto si voglia far apparire. L’interruzione di quel radicale rinnovamento delle ultime elezioni, quando si è rischiato di non riuscire a presentare una lista di centrosinistra, quando non c’era quasi nulla da proporre agli elettori di positivo a causa di anni di amministrazione a dir poco discutibile e le facce di molti dei responsabili invece di esporsi in prima fila sono rimaste ben nascoste e protette. Quell’amministrazione con Di Matteo sindaco (in realtà il solo ad avere il coraggio di affrontare gli elettori) e Lombi capogruppo che aveva frantumato il centrosinistra e provocato, con scelte scellerate la fuga di tutta la componente moderata della ex-margherita, dell’ex vice-sindaco di area Ds Ianni e la riduzione del Pd ad una particella atomica.

Quattordici candidati su sedici erano nuovi, ma il superamento di quel disastro e una nuova linea politica non è stata mai fatta decollare dalla segreteria:la tattica è stata quella di usare il nuovo nella facciata per conservare il vecchio nella sostanza.

Non c’è stata mai una vera presa di posizione critica nei confronti di un piano regolatore che ha creato un’urbanistica folle e che ci sta impoverendo, e che se individua nella gestione dell’attuale vice-sindaco Piccioni una continuità e una incapacità o mancanza di volontà nel porre rimedi, ha comunque un padre anche dentro il Pd. Basti pensare all’assurdità degli ettari di zona B allora “regalati” alle suore in zona collinare e di cui oggi tanto si discute.

La riproposizione forzata in un manifesto del Pd di poco tempo fa, portato già pronto in sezione, del “Campus” scolastico nella versione a dir poco discussa della ditta individuata che faceva tutto, in una commistione totale di progettazione e costruzione che fa un baffo all’idea di trasparenza, con le due famose valutazioni dei terreni comunali della zona centrale (scuole-piazza) del lido, la seconda ad un prezzo doppio rispetto alla prima e che faceva presagire un grosso danno all’Ente Comune.

La posizione sul caso del ragioniere indagato: in piena gestazione della commissione d’inchiesta, l’unica struttura istituzionale che potesse garantire un minimo di verità ai cittadini e che ha già raggiunto risultati notevoli comunicati alla magistratura, ufficialmente il Pd tortoretano era contrario alla commissione stessa (basta rileggere la stampa del periodo).In quei delicati frangenti, l’ex sindaco Lombi incontrava il ragioniere, in regime di restrizione di libertà territoriale, fuori comune, giustificandosi con un mandato politico del segretario che nessuno ha mai capito né nessuno hai mai spiegato.

C’era una richiesta scritta di una riunione assembleare comunicata anche alla segreteria provinciale, firmata da alcuni membri della segreteria, anche da un altro consigliere comunale allo scopo di fare chiarezza sulla linea politica e per rispondere anche ad alcune domande che riguardano l’identità del partito; ma evidentemente di democratico a tortoreto il partito conserva solo il nome ed il pensiero plurale non è considerato ricchezza ma pericolo. Oggi non sappiamo quanti siamo, chi siamo, dove andiamo, con chi dialoghiamo, come vediamo il futuro politico del paese, cosa proponiamo aldilà della giusta azione per porre fine a questa maggioranza di centrodestra, incapace di qualsiasi azione amministrativa. Oltre alla logica opposizione, come vogliamo costruire e ricostruire questo paese e con chi, visto che affermiamo che sono tutti collusi e serve la magistratura ovunque?

Non è la semplice appartenenza ad una bandiera che ci pone nel girone dei giusti, degli onesti e dei puri, è storicamente pericoloso, è politicamente un concetto scellerato.

La diversità, i valori, una nuova etica, l’onestà vanno dichiarati e testimoniati e riconosciuti potenzialmente a tutti i cittadini.

A Tortoreto c’è bisogno di superare gli ultimi vent’anni di politica, di andare oltre il “cichettismo” e il “lombismo”, i retaggi di logiche vecchie da entrambi gli schieramenti, oltre questa maggioranza comunque finita e che cercando di tirare a campare non potrà sicuramente migliorare nessuna situazione, che non ha inciso in nulla, che non ha controllato e non ha anticipato nessun cambiamento, che molto ha ereditato senza intervenire per migliorare e dove è intervenuta non è riuscita a rimettere le regole al centro della vita pubblica, dando a tutti i cittadini il senso della tutela e di essere amministrati nella giustizia e nelle pari opportunità.

Noi resteremo nel Pd, perché abbiamo speranza che questo partito possa avere uno scatto di dignità, che abbia memoria del buono, soprattutto dei valori, ma che riesca a liberarsi di ciò che è solo pesantezza e colga il futuro e i cambiamenti, ma nel contempo siamo convinti che bisogna unire il buono ovunque esso sia, cercando una dimensione e contenitori nuovi che incidano e possano concorrere a ricostruire una derelitta compagine amministrativa, a costruire nuove regole settore per settore, un nuovo progetto civile e culturale che unisca e crei luoghi di incontri, un nuovo rapporto tra cittadini e istituzioni e non un modello sociale di contrapposizione, di guelfi e ghibellini, di buoni e cattivi.

L’invito è rivolto a uomini e donne di buona volontà ad un nuovo impegno per creare “un’officina” che porti alla rinascita di Tortoreto”.

 

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