Silvi, lettera aperta dell’ex vicesindaco Partipilo alla città

Silvi. Ha deciso di lasciare il ruolo da vicesindaco con una lettera aperta alla città di Silvi. Impegni, obiettivi, sogni e desideri di tre anni di mandato, attraverso le parole dell’ormai ex numero 2 della Giunta Comignani.

Vito Partipilo racconta la sua esperienza amministrativa e parla di un'”uscita a testa alta” con un’amara riflessione su cosa è la politica oggi a Silvi e nel paese. Una lunga lettera aperta ai cittadini, a chi lo ha sostenuto e a chi no; senza troppi riferimenti agli ultimi eventi politici che hanno portato al commissariamento del Comune di Silvi.

Di seguito la lettera integrale:
Sono giunto alla fine del mandato che mi è stato assegnato e che ha significato per me un impegno caratterizzato da tanta passione, spirito di servizio, azione con la A maiuscola a favore della Comunità. Mi sono dedicato senza alcun risparmio di energia teleobiettivo di tutelare gli interessi di questo territorio e della sua gente. Insieme, con la collaborazione del Sindaco in primis, dei Consiglieri e Assessori che in questi anni hanno amministrato con lealtà il Comune, dei dipendenti che hanno svolto con visione non burocratica ma partecipata il loro ruolo, con i referenti delle frazioni, con i tanti altri operatori di pubblici servizi, a partire dalle forze dell’ordine e quelle impegnate nella scuola, ma soprattutto con le associazioni di volontariato e anche singoli cittadini in quanto tali, abbiamo lavorato con energia per tutelare il nostro patrimonio, a partire da quello culturale fino a quello economico, e per promuovere il nostro territorio.
E’ stato un impegno per tanti aspetti entusiasmante, per altri difficile, soprattutto nell’ultimo anno caratterizzato dalla più pesante tegola legata alle note vicende del Gennaio “maledetto d’Abruzzo” che hanno messo a dura prova il nostro impegno.
Credo che in larga parte, con gli strumenti che avevamo a disposizione e le condizioni nelle quali abbiamo dovuto operare, siamo riusciti a garantire, risposte che ci hanno consentito di superare il momento non facile con grande determinazione, coraggio e, ritengo, con azioni efficaci, anche propulsive.
Lasciamo, o meglio ci hanno costretto a lasciare, una situazione finalmente ordinata e con alcune potenzialità importanti da sviluppare; risorse attribuite dai livelli istituzionali superiori che consentiranno di affrontare problematiche ultra trentennali come la riparazione delle frane e quelle in corso di progettazione, con risorse già assegnate per oltre un milione di euro, abbiamo creato con l’aiuto delle associazioni esistenti un clima di forte collaborazione che ci ha consentito di promuovere iniziative, senza alcun costo per la comunità locale, di livello adeguato a comunità assai più popolate e valorizzato la nostra storia, il nostro ambiente, le nostre eccellenze gastronomiche, insomma la nostra cultura.
Sono grato sinceramente a tutti i cittadini, sia la stragrande maggioranza con i quali ho avuto un eccellente rapporto e che mi hanno dato tanta fiducia, sia a quei pochi che, per mio demerito o per loro posizione, non mi hanno sostenuto nello svolgimento del mio compito in questi anni.
Le motivazioni della nostra uscita a testa alta, sono note ai molti e chiacchierate ai tanti; io dico che la politica, quando c’era, era un laboratorio di idee, di analisi e di tentativi di leggere il presente. Era la costruzione collettiva di una consapevolezza comune, si parlava, si discuteva, si passavano ore e giornate per i decifrare i passaggi di fase storica e per spiegarsi ciò che accadeva. Ora si è moderni se si parla cinque minuti, preferibilmente per dire che il leader di turno è un genio o un cretino e per farsi belli agli occhi del capocorrente, che non si sa mai. La politica è chiamata oggi a lottare contro le semplificazioni, le risposte emotive e irrazionali, contro il dominio della paura. È, deve essere, lo strumento dell’affermazione della razionalità e della speranza. Per farlo deve essere alta, colta, attenta al disagio delle persone, deve indicare nuovi modi di lavorare, sapere, vivere. Non deve spaventarsi di fronte alla necessità di immaginare, oltre questa crisi, una società diversa. Non so quanto tempo ci sia, lo dico sinceramente, so che ogni giorno buttato in frivolezze è un giorno sprecato. Come, lo dico, senza doverlo fare per ufficio, sarebbe un giorno sprecato questo se, anche nelle elezioni comunali, prevalesse l’emotività sulla ragione. Una città è una macchina complessa e l’argomento di provarne “uno nuovo” per guidarla non è l’argomento che si adopererebbe se si dovesse scegliere il proprio chirurgo. Non sarà promuovendo un referendum al giorno tra i cittadini, sul sito del comune o sul blog, confondendo partiti e istituzioni che si renderà più forte la democrazia e la partecipazione popolare. Un sindaco deve scegliere, spesso in un istante , su cose che possono riguardare la sicurezza e il destino della propria comunità. Un’ultima cosa, dopo il voto si discuta, si discuta davvero, si cerchi di capire perché milioni di persone hanno scelto di non votare, ma, forse, più che del voto stesso, si cerchi di capire quello che sta accadendo, della storia che sta cambiando molti dei paradigmi del novecento, con una velocità impressionante. Sono davvero grato alla Comunità per avermi consentito di rappresentarla , e nel scusarmi sinceramente per gli errori che posso aver commesso e per ciò che non sono riuscito a realizzare, certamente tenendo conto dell’interruzione “al primo tempo della partita” sia rispetto ai tanti obiettivi che mi ero proposto che alle aspirazioni manifestatesi nella nostra popolazione, esprimo a tutti, i cittadini un grande e sentito ringraziamento. Vito

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