Teramo. «E’ un momento storico, non solo per l’Ater e non solo per la nostra città, ma per tutto quello che è il significato più profondo della ricostruzione, che non può e non deve essere considerata una mera prassi edilizia, perché attiene ad uno dei più profondi sentimenti umani: quello dell’appartenenza: ad un luogo, ad un tempo, ad una famiglia».
Così, con emozione, la Presidente dell’Ater, Maria Ceci, commenta il primo atto della demolizione dell’edificio di Via Spataro n.5/6 a Teramo, avvenuto questa mattina con la consegna dei lavori.
«Una demolizione totale, non l’inizialmente prevista ristrutturazione, visto che l’edificio era stato classificato in categoria “B”, perché le prove strutturali sui materiali hanno evidenziato la difficoltà di raggiungere una capacità di resistenza minima post-operam alle azioni sismiche del 60% dei valori previsti per le nuove costruzioni – spiega la Presidente Ceci – quindi, con una decisione che segna una svolta nell’idea stessa di ricostruzione post sisma, l’Ater, di concerto con la struttura commissariale, ha deciso di procedere all’abbattimento dell’edificio e alla successiva ricostruzione».
Quello di via Spataro è un fabbricato realizzato alla fine degli anni ’70, sviluppato su tre piani, oltre ad un sottotetto ed un seminterrato adibito a garage, per complessivi 12 appartamenti distribuiti su due scale di cui n.6 da circa 100 metri quadrati e n. 6 da circa 80 metri quadrati. Inizialmente classificato, come si diceva, per danno di tipo B, l’edificio a seguito dell’attività progettuale svolta dai tecnici dell’Ater è stato riclassificato con danno di tipo E, con un grado di sicurezza tale da consigliarne la demolizione e la ricostruzione ex novo. «Alla luce di quell’attività svolta dai nostri tecnici, il Consiglio di amministrazione dell’Ater ha approvato il nuovo studio di Fattibilità tecnico-economica per la realizzazione dell’intervento di demolizione e ricostruzione dell’edificio – ricorda la Presidente Ceci – ma sarebbe riduttivo considerarla solo una scelta dettata dalle valutazioni tecniche, perché in realtà sottintende quella che è la filosofia stessa della nostra azione: quella di garantire ai nostri inquilini non un “posto” nel quale abitare, ma una casa nella quale vivere».
«Io comprendo le difficoltà di chi ha vissuto e vive lontano dalla propria abitazione, ma questa demolizione palesa e ufficializza la verità di un processo di ricostruzione, che deve garantire un futuro di sicurezza agli inquilini, ma anche un presente di certezza e serietà nell’uso del pubblico denaro – conclude la Presidente Ceci – poiché quella che affidiamo alle generazioni che verranno sia l’immagine di una terra che ha subito l’aggressione del terremoto, ma che ha anche saputo reagire e migliorarsi»