Un forte appello da tutta l’avvocatura teramana affinché i problemi riguardanti la carenza di organico e la giustizia lenta del tribunale di Teramo siano risolti al più presto. Altrimenti, se necessario, lo stato di agitazione diventerà permanente e la protesta diventerà un caso nazionale. È quello che è emerso da tutte le componenti della categoria nel corso dell’assemblea svoltasi questa mattina, nella sala polifunzionale della Provincia. L’assemblea si è svolta in concomitanza con la giornata di astensione dalle udienze che l’Ordine degli Avvocati ha indetto per oggi e che ha coinvolto la quasi totalità dei professionisti iscritti al Foro di Teramo, circa 1.200 avvocati.
Alla base della protesta, gli stessi gravi problemi che hanno determinato lo stato di agitazione della categoria, avviato due mesi fa per denunciare i numeri da record che caratterizzano il palazzo di giustizia a Teramo dove, solo per citare le situazioni più drammatiche, pendono ancora i due terzi dell’arretrato dell’intero distretto, vi è il maggior tasso di turn over di magistrati in uscita, si registra il più alto numero di procedimenti iscritti da più di 10 anni e il periodo di tempo per definire una causa civile (il cosiddetto “disposition time”) supera i 1.000 giorni contro i 296 di Chieti e i 368 di Pescara mentre a Sulmona, Vasto, Lanciano, L’Aquila oscilla tra 400 e 600 giorni.
“C’è bisogno di un segnale forte – ha detto il presidente dell’Ordine degli Avvocati, Antonio Lessiani – il tribunale di Teramo rappresenta uno snodo importante attraverso il quale passa il futuro dell’intero nostro territorio. La soluzione è molto semplice: bisogna aumentare il numero dei giudici e di personale amministrativo in pianta organica. Diversamente, il nostro tribunale, che oggi per numero di cause è il secondo d’Abruzzo dopo Pescara, rischia tra qualche anno di sparire, come è avvenuto a livello locale per altri presidi istituzionali, ed essere accorpato ad altre realtà. Abbiamo intenzione di prolungare lo stato di agitazione fino a quando la situazione non cambierà”.
Lessiani ha anche annunciato che la protesta e le diverse iniziative portate avanti finora – a partire dall’incontro avuto con la ministra Marta Cartabia a maggio dell’anno scorso con la conseguente assegnazione di un nuovo giudice e nuovi cancellieri che, però, non ha risolto i problemi – culmineranno lunedì 11 aprile, a Teramo, nel corso di un evento che vedrà la presenza del sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto.
Numerosi gli interventi che si sono susseguiti questa mattina da parte degli avvocati presenti. Tra gli altri, Diana Giuliani, presidente del Comitato Pari Opportunità dell’Ordine, ha sottolineato che “oltre a svolgere il nostro lavoro, siamo chiamati a tutelare le libertà e i diritti dei cittadini e in questo caso la carenza di organico rappresenta una forte discriminazione nei confronti di tutti gli avvocati e soprattutto delle avvocate”.
Stefano Franchi, presidente dell’associazione dei giovani avvocati AIGA-sezione di Teramo, ha rimarcato il fatto che “nel nostro tribunale siamo a un passo dalla paralisi del contenzioso, dobbiamo dunque continuare su questa linea di protesta per smuovere ulteriormente le coscienze”. Lucio Del Paggio, già consigliere del Consiglio Nazionale Forense, ha riportato i saluti e la solidarietà della presidente del CNF, Maria Masi, e dichiarato, tra le altre cose: “La crisi della nostra giustizia ha origini lontane e non è facile superarla perché gli interventi che si fanno sono tutti marginali e non risolutivi. C’è bisogno di altro”.
Gennaro Lettieri, presidente della Camera Penale di Teramo, ha ricordato come l’attività penale venga consentita di fatto “grazie al senso di responsabilità degli avvocati, date la carenza dei giudici e del personale e l’insufficienza e l’inidoneità delle aule. E la protesta era inevitabile perché viviamo un momento di forte disagio. Basti pensare che in sede dibattimentale possiamo contare solo su due giudici togati”.
È intervenuto infine anche il sindaco di Teramo, Gianguido D’Alberto, il quale ha affermato che è necessario allargare l’ambito della discussione oltre i confini locali. Questa è una battaglia di diritti che coinvolge l’intera comunità. Dobbiamo fare sinergia per cercare di scongiurare il pericolo che il nostro territorio, nelle sedi dove si prendono le decisioni che ci riguardano, perda autorevolezza e rappresentatività”.