Covid19 Teramo, si solleva l’imprenditoria: “Più certezze sulle riaperture”

Teramo. Garantire la ripresa delle attività da parte di alcune filiere produttive che possono e debbono ripartire, ovviamente negli gli standard di sicurezza richiesti. Ma si deve anche guardare lontano: a come progettare e immaginare un futuro in cui nulla sarà come prima, e lo stesso concetto di rischio d’impresa muterà di senso. Sono gli scenari prospettati dall’imprenditoria teramana alla vigilia di appuntamenti decisivi per il futuro del sistema locale: un’agenda che vede come punto fermo la certezza sulle date della riapertura.

In attesa di un riavvio ordinato, il presidente della Camera di Commercio di Teramo, Gloriano Lanciotti, chiede al presidente della Regione, Marco Marsilio, che i diversi protagonisti del mondo dell’impresa locale svolgano un ruolo di coordinamento nei rapporti con il governo. “Mi farò promotore, con gli altri organismi camerali d’Abruzzo, della richiesta di un confronto con la Regione. Ieri Marsilio ha avviato la consultazione doverosa con le forze sociali, escludendo però organismi di rappresentanza come gli enti camerali, cui pure dovrebbe essere riconosciuto un ruolo di cerniera con i sistemi produttivi locali”.

A dar voce al comune disagio sono alcuni dei punti di riferimento dell’imprenditoria locale, che chiedono la possibilità per chi è in regola di riaccendere i motori aziendali: “Non è possibile doversi aggirare in una jungla, come quella dei codici Ateco, in cui un’azienda deve pescare, se ne ha la possibilità, il settore di attività che le permetta di restare aperti. Da settimane, cioè da quando l’emergenza si è avviata – ragiona Bernardo Sofia, presidente del Polo d’innovazione Palm, che mette assieme una cinquantina di aziende del legno, dell’arredamento e del mobile – stiamo cercando di trovare una soluzione, anche attraverso il coinvolgimento di rappresentanti del mondo scientifico e accademico. Un tema che proprio nel pomeriggio di oggi affronteremo nel video confronto sugli scenari del dopo Coronavirus, con Scalfarotto (ore 16,30, occorre iscriversi sulla piattaforma webinar.palmabruzzo.it)“.

Un altro pezzo dell’imprenditoria invita a puntare i riflettori sul dopo riapertura. “Stiamo guardando avanti, agli scenari nuovi che ci si prospetteranno. Certo, speriamo avvenga al più presto, ma dobbiamo sapere che nulla sarà come prima”, spiega Francesco Palandrani, presidente di “Atea”, consorzio con sede ad Alba Adriatica che mette insieme qualcosa come 55 aziende del comparto moda e pelletteria, dà lavoro a 2.500 dipendenti, e vanta oltre 108 milioni annui di fatturato. “Il problema che avremo di fronte, soprattutto noi che abbiamo nel mercato estero un punto di forza – aggiunge – è il come tornare a competere, che spaventa più del quando. Mentre ci interroghiamo sugli scenari che troveremo, sappiamo già che molte cose saranno diverse: a cominciare dal concetto di rischio d’impresa, che di fronte a fatti come la pandemia non può non essere ripensato integralmente. Da soli non sarà più possibile andare avanti, occorrerà far rete, condividere il rischio: con fornitori e clienti, ma anche con il sistema del credito. E le istituzioni, perché no: se facciamo impresa, con una responsabilità sociale di fronte alle famiglie dei nostri dipendenti, che mai coma adesso sentiamo così forte, poi non si può pensare che il rischio lo si porti solo sulle nostre spalle”.

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