Colonnella, centro Helios ancora chiuso. Le mancate risposte dell’Unione alle famiglie dei disabili

Colonnella. Si pensa alle attività commerciali, alle scuole. A tutto in pratica: tranne che ai soliti invisibili.

 

E’ un appello, miscelato ad una critica di immobilismo all’Unione dei Comuni, quella che lancia l’associazione dei genitori L’Ape, per i tempi biblici legati alla riapertura del centro diurno Helios a Colonnella.

Messa da parte la fase più emergenziale del Covid19, infatti, e passato l’obbligo di chiusura forzata per la struttura che ospita circa 30 ragazzi con disabilità più o meno gravi, la prospettiva di riaprire i battenti a metà giugno sembrava essere un obiettivo alla portata. Un momento utile per assicurare agli ospiti la possibilità di riprendere la quotidianità, fatta anche di vita e rapporti sociali. Non solo dunque per superare le stress accumulato per il periodo di clausura forzata, ma anche per assicurare ai frequentatori del centro di Colonnella, anche il ripristino delle condizioni di vita “normali”.

Tutto questo, però, come fanno notare i genitori dell’associazione, non si è concretizzato e all’orizzonte non si intravedono segnali concreti in questa direzione.

Cosa dice il DPCM per quanto concerne i centri semiresidenziali per disabili.  Dal 4 maggio 2020, le strutture a carattere socio-assistenziale, socio-educativo, polifunzionale, socio-occupazionale, sanitario e socio-sanitario potranno riaprire in base a piani territoriali, adottati dalle Regioni. Le strutture possono essere riaperte a condizione che si possa garantire il rispetto delle misure di contenimento del virus e di tutela della salute degli utenti e degli operatori, prevedendo (se non esistono già) specifici protocolli. Gli spostamenti verso queste strutture possono avvenire anche da regione a regione, ma vanno autocertificati come “motivi di salute”.

Durante la sospensione delle attività sociosanitarie e socio-assistenziali nei centri diurni, le pubbliche amministrazioni forniscono inoltre, anche su proposta degli enti gestori di specifici progetti e avvalendosi del personale disponibile già impiegato in tali servizi, prestazioni in forme individuali domiciliari o a distanza. Queste prestazioni saranno fornite nel rispetto delle misure di sicurezza e senza creare aggregazione.”

Gli interrogativi. I genitori, quindi, si chiedono dove sono questi aiuti?  Cosa si sta facendo per poter ripartire?

In questi mesi nessuno si è premurato di interessarsi a fare qualcosa: contributi, assistenza o che altro.

Eppure i Comuni facenti parte dell’Unione contribuiscono mensilmente alle attività quindi sono ben consapevoli della realtà: dove sono questi soldi non utilizzati durante l’emergenza visto che il centro helios doveva rimanere chiuso?

Si deve iniziare a pensare che forse c’è l’intenzione di volerlo chiudere definitivamente visti i continui rimpalli?

“Siamo arrivati ad agosto ormai” afferma il Presidente de L’Ape Elio Freddi “ e, oltre a non aver riaperto in questi mesi, sembra compromessa e incerta anche la riapertura a settembre. Durante il covid non c’è stato nessun interessamento da parte dell’Unione, quantomeno per capire quali fossero le difficoltà di noi famiglie”.

La Cooperativa Polis che gestisce il centro, di fronte anche alla richiesta delle famiglie (oltre le metà di quelle che fruiscono del servizio), nel corso delle settimane aveva manifestato la volontà di riprendere le varie attività. Ma da parte dell’Unione dei Comuni non sono arrivati segnali concreti in questa direzione. Ma solo rimandi, richieste continue di documentazione, ma anche una sorta di diniego sulla richiesta di implementazione economica utile per riprendere le attività nel rispetto dei protocolli di sicurezza, per i ragazzi e delle loro famiglie.

Vogliamo tagliare l’ennesimo servizio?” chiedono ancora le famiglie. “Vogliamo privare i nostri figli di attività necessarie e utili a loro e a noi famiglie?

Non vogliamo risposte, vogliamo fatti concreti. Anche perché, la nostra, è solo una piccola voce rispetto alla situazione generale”.

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