Atri: è polemica sulle donazioni del mecenate Alfredo Paglione

Il gruppo consiliare di Atri Civica, composto da Giammarco Marcone e Paolo Basilico, punta il dito contro “l’inerzia” della passata Amministrazione Astolfi, assessori alla cultura compresi, per “essersi fatti scappare dalle mani una importantissima donazione che il mecenate e sua moglie Teresa Olivares avevano lasciato alla Città di Atri”.

I due consiglieri fanno riferimento al mecenate Alfredo Paglione, “cognato di Aligi Sassu, uno dei più importanti pittori-scultori italiani contemporanei, che ha donato alla Città di Lanciano oltre 40 quadri di pittori contemporanei, dopo che nel 1997 ha chiuso la sua galleria a Milano e donato più di 2000 opere d’arte alla Città di Vasto, Castelli, Atessa, Chieti”.

“Atri ha perso più di 300 opere d’arte (Acquerelli, Acqueforti, Serigrafie ecc. ) di grandissimi pittori contemporanei  per un valore stimato e certificato di oltre 2 milioni di euro. Purtroppo queste opere saranno a breve esposte nella Sala che l’Università di Chieti sta allestendo. L’allora individuazione delle 11 sale al piano superiore del Museo Archeologico, anche grazie al nulla osta della Sovrintendenza Regionale, avrebbe rappresentato per la Città di Atri la vera svolta in qualità Culturale. Purtroppo questa opportunità non è stata colta, probabilmente perché “altri” nel passato lo avevano già avviato, senza permettere alla Città una crescita culturale”.

La risposta del Sindaco Piergiorgio Ferretti. “Polemiche sterili”

“Non ci siamo fatti sfuggire nessuna opera d’Arte. Anni fa abbiamo scelto consapevolmente di non accettare la donazione del mecenate Alfredo Paglione per via degli esorbitanti costi che avrebbe comportato, oltre 600 mila euro. La nostra città non aveva e non ha spazi da destinare a tale scopo e questo Giammarco Marcone lo sa bene. Noi non abbiamo mai cambiato idea su questo argomento, questa amministrazione ha altre priorità su cui investire e ha scelto di puntare sull’incentivazione della ricettività turistica facendo leva sulla storia, sui beni monumentali e ambientali di Atri. Una cifra così alta per un Museo contenente grafiche (non acquerelli, dipinti e sculture) di illustri nomi del panorama artistico internazionale non era e non è nelle nostre possibilità”, così l’Assessore alla Cultura al Comune di Atri, Domenico Felicione.

Come abbiamo già spiegato in passato – aggiunge Felicione – non è stato possibile realizzare il museo delle grafiche, donazione Paglione, per tre ordini di motivi. Il primo riguarda la location: il piano superiore del museo civico Tascini De Albentiis, per volontà del donatore, espresso nell’atto di donazione, deve essere utilizzato per il museo archeologico. Il secondo motivo riguarda i costi per la sua realizzazione e istituzione, questi come detto ammontavano a oltre 600mila euro. In un periodo di grande crisi economica reperire tale somma è stato impossibile. Perché Basilico, che ha amministrato la città in un periodo fiorente dell’economia, non è riuscito a reperire i fondi necessari per l’istituzione del museo? Il terzo motivo è che l’Amministrazione Comunale di Atri e la sovrintendenza hanno espresso la volontà di ampliare il museo archeologico, reperendo tutti i reperti della nostra città, sparsi nei vari musei d’Abruzzo, per dotare Atri di un grande museo archeologico e rispettare la volontà testamentaria.

“Si tratta solo di polemiche sterili che vanno avanti dal 2008 sull’argomento – aggiunge il sindaco di Atri Piergiorgio Ferretti – noi rispondiamo sempre allo stesso modo, non abbiamo cambiato idea. L’unico ad aver cambiato posizione sull’argomento è Marcone che oggi difende la posizione Basilico mentre da sempre ha appoggiato l’idea dell’amministrazione di cui ha fatto parte per 10 anni”.

Le puntualizzazioni di Atri Civica: “Scaricabarile”

“Anzitutto va precisato che la scelta di rinunciare a tale lascito non è mai stata oggetto di discussione in seno alla giunta comunale ma frutto di una decisione unilaterale presa dall’assessore alla cultura Felicione, il quale, parla di una somma pari a 600.000,00 euro per la gestione logistica di tale patrimonio artistico, aggiungendo, inoltre, di avere rifiutato tale proposta in favore della scelta riguardante l’incentivazione della ricettività turistica. In altre parole, Felicione dice di avere scelto di puntare sull’albergo diffuso già inserito ben cinque anni fa nei nuovi strumenti urbanistici costati ai cittadini oltre 500.000,00 euro e che nulla hanno prodotto, dimenticando, però, che da cinque anni a questa parte (come pure nel quinquennio precedente) non è stato speso neanche un centesimo per lo sviluppo dell’incentivazione turistica, tant’è vero che, ad oggi, in Atri non esiste neanche il barlume di un sistema turistico degno di questo nome. Le somme ingenti gestite in questi anni dall’assessorato cultura e turismo (800.000,00 in 10 anni) sono servite esclusivamente per acquistare format proposti da terzi, da assemblare nell’ambito di un cartellone di manifestazioni che fungeva da completamento dell’offerta turistica dei villeggianti costieri, ma nulla hanno creato, men che meno nel settore turistico che, al contrario, meriterebbe priorità assoluta.

Felicione, inoltre, omette colpevolmente di riferire che la soprintendenza archeologica di Chieti, ancor prima del suo avvento, aveva predisposto un progetto di alta definizione degno delle opere da esporre nelle sale del palazzo De Albentiis – Tascini con il coinvolgimento della Fondazione Tercas per il relativo finanziamento, e che mai vi è stata da parte sua o di chi per lui l’intenzione di discutere con lo stesso Paglione riguardo alla possibilità di una rivisitazione del progetto, facendo sì che il mecenate a quel punto scegliesse di esporre le proprie opere a Chieti.

Purtroppo si fa finta di non capire la nostra disponibilità a riprendere un serio dialogo con Paglione perché, evidentemente, il discorso in questione non rientra tra le priorità dell’Assessorato alla cultura.

Caro Felicione: la smetta di arrampicarsi sugli specchi ed impari ad assumersi la responsabilità delle scelte amministrative attinenti alle sue deleghe senza scaricare sugli altri le colpe dei suoi errori, del resto, non può essere che quando c’è da prendere le critiche la colpa è di tutti, mentre quando bisogna prendere gli elogi e, soprattutto, salire sui palchi il merito è solo dell’assessore di riferimento”.

 

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