Fallimento Cirsu, è l’ora del silenzio

Un silenzio tombale quello calato sulle vicende che hanno a che fare con il Cirsu, il consorzio intercomunale per i rifiuti solidi urbani.

A distanza di poco più di un anno dal fallimento, sentenza confermata anche in Appello dopo che il ricorso dei sei Comuni consorziati è stato respinto, e un paio di riunioni a Roseto per fare in modo che il complesso di Grasciano continui a restare pubblico, l’argomento Cirsu per adesso sembra essere stato accantonato.

Una calma apparente anche se a Mosciano, il presidente del Cirsu Angelo Di Matteo ha avuto nelle ultime tre settimane più di un incontro con gli amministratori moscianesi, favorevoli al piano che prevede che la struttura resti pubblica.

Il fallimento, una volta completata l’opera di inventariato da parte dei tre curatori, prevede che gli impianti di Grasciano possano essere ceduti a possibili acquirenti. Intanto, nella struttura l’attività va avanti regolarmente, anche per quanto riguarda la frazione organica e la produzione di compost in alcuni dei capannoni.

Ogni giorno tonnellate di rifiuti vengono portate negli impianti per la lavorazione, con il CSA, il consorzio stabile ambiente dell’Aquila che continua nella gestione della macchina Cirsu. L’impianto non emana cattivi odori e la lavorazione delle sostanze organiche procede con regolarità. Nonostante il sindaco di Notaresco, Diego Di Bonaventura, abbia minacciato provvedimenti restrittivi nei confronti proprio degli impianti di Grasciano con possibile ordinanza di chiusura, almeno per quanto riguarda l’area di lavorazione dell’organico.

Ha più volte ribadito che gli impianti devono funzionare a perfezione. Perché non appena dai capannoni dovesse provenire cattivo odore, non esiterà un attimo ad indossare la fascia e a bloccare l’attività del Cirsu.

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