Fiume Pescara: ‘certificato’ il rischio esondazione, appello al fronte comune. Sclocco:’Occupiamo il ministero’

sclocco_fiumePescara. Una risposta degli assessori regionali all’Ambiente e alla Protezione Civile “certificano” il rischio imminente di esondazione per il fiume Aterno-Pescara. La consigliera Pd Marinella Sclocco chiama ad una cordata politici, istituzioni e associazioni per chiedere all’unisono misure straordinarie di intervento al ministero delle Infrastrutture. Dall’appello alla provocazione: “Occupiamo il ministero”.

Che l’asta fluviale dell’Aterno-Pescara fosse immersa in una situazione critica è cosa risaputa da tempo. Le cause: i siti inquinati, come Bussi, il tappo alla foce causato dal porto non dragato, nel mezzo decine di caratteristiche ambientali e interventi umani abusivi che ne compromettono il normale corso. Da qui il rischio di esondazione; ma ora il “rischio imminente” di esondazione viene messo per la prima volta per iscritto. A dirlo è la consigliera regionale del Pd Marinella Sclocco, che dopo una interrogazione urgente ha ricevuto risposte documentate dagli assessori regionali all’Ambiente Di Paolo e alla Protezione Civile Giuliante. Sono i dati forniti dagli assessori a tratteggiare un quadro allarmante per i territori sparsi sui 145 km della Val Pescara, con maggiori preoccupazioni per i Comuni tra Scafa e il mare; qui i fondali argillosi e poco permeabili fanno aumentare più velocemente il livello del fiume in caso di piena. Inoltre, la scarsa pendenza del letto ne rallenta il decorso a valle. Ma alla natura si è frapposta la mano dell’uomo, con numerose frapposizioni artificiali e deviazioni del corso naturale per disporre di terreni edificabili; gli interventi strutturali utili a proteggere le città, come Pescara, dalle esondazioni risalgono invece agli anni ’30, e non potenziati o fortificati dopo i successivi decenni di insediamenti: “Insufficienti”, si legge nella risposta del Genio Civile, “sia per le numerosi interruzioni e vie d’accesso dovute all’anomala permanenza di storiche attività e proprietà private all’interno delle aree golenali, sia per le numerose manomissioni abusive subite dalle opere arginali nel corso degli ultimi decenni anche ad opera del medesimo Comune di Pescara”. Il Comune ha ricevuto ben 3 ordinanze regionali per la chiusura di quei varchi e per l’attuazione di un Piano-esondazione.

Cantieri e strade, dunque, hanno smantellato importanti barriere di difesa idraulica, anche dopo l’alluvione che nel ’92 travolse il capoluogo adriatico. L’insabbiamento degli ultimi due anni, infine, aggravati dalla mancanza di “indispensabili operazioni di dragaggio e bonifica del porto, di competenza del Ministero delle Infrastrutture”, si legge ancora, mettono il tappo ad un fiume pericoloso, ancor più temibile con lo scioglimento primaverile delle nevi.marramiero_santori

Ma ciò che più pone dubbi sul caso e cosa dovevano ma non hanno fatto le istituzioni. Occorrono interventi per 73milioni di euro, secondo gli uffici regionali, per mitigare il rischio esondazione. Il Governo centrale ha nominato ben 3 commissari straordinari per intervenire sul fiume: Goio, per la risoluzione della crisi socio-economica-ambientale del bacino Aterno-Pescara, che ha progettato vasche di espansione a monte della città, ma sta ancora aspettando i finanziamenti statali; Testa, dimessosi dall’emergenza portuale dopo la paralisi istituzionale generata attorno al dragaggio; Santori, che ha ordinato nel 2010 una serie di argini per la golena che attraversa Pescara, ma a un anno dalla fine dei lavori non si vede nemmeno il cantiere da 3,6 milioni autorizzato da un accordo di programma tra Regione e Ministero dell’Ambiente e girato al Comune. La Regione, dal canto suo, dovrebbe direttamente adoperarsi con guardiani, poliziotti e ufficiali idraulici, ma il Genio Civile non ha più soldi e personale per mettere in pratica il servizio lungo il fiume. Tutto il resto della prevenzione, al netto di interventi di manutenzione che in tre anni sono costati 680mila euro, sono affidati ai servizi di previsione idrografico della Protezione Civile.

“In pratica ci dicono che il rischio c’è, ci pende come un masso sulla testa, imminente e imprevedibile, ma non ci sono i soldi per intervenire”, critica Sclocco, che ha chiamato a raccolta i rappresentanti di Wwf, Confcommercio, Confindustria, e tutti coloro che hanno a cuore la popolazione e le attività produttive del territorio minacciato dall’esondazione. “Quando esistono delle emergenze si può e si deve ricorrere a delle misure e a dei fondi di emergenza”, continua la consigliera Pd: “Ho scritto una lettera al sindaco, alla Provincia, al Prefetto e alla Protezione Civile, questi se dovesse succedere un dramma non potranno dire di non sapere, ma chiedo a tutti di insistere con i propri vertici nazionali per investire di responsabilità il Ministero delle Infrastrutture: per un ministero, i 73milioni necessari alla soluzione non sono uno sforzo insostenibile per la sicurezza di persone e attività economiche”.

Al tavolo convocato stamani dalla consigliera regionale erano seduti anche Bruno Santori, Enrico Marramiero e Ezio Ardizzi, presidenti delle locali Confesercenti, Confindustria e Confcommercio, che hanno chiesto pubblicamente alle istituzioni di “non abbandonare Pescara, la più colpita da questa emergenza”. “Il porto è la vera emergenza”, ha affermato Marramiero, “Pescara è la porta abruzzese per il commercio e il turismo, qui si crea un dramma economico e occupazionale che merita attenzione nazionale”. Inevitabile il riferimento alla querelle sul dragaggio: “C’è anche un dramma ambientale, affrontato con l’ipocrisia: se si sostiene che nei fondali ci siano rifiuti tossici, si sta facendo finta di confcommercio_ardizziniente, lasciandoli li a minacciare l’intero litorale. Sarebbero stati spesi 600mila euro per analizzare il fondale e dopo 6 mesi non abbiamo ancora i risultati”. Polemico anche Santori: “Ci sono troppi punti poco chiari in queste vicende, ma gli appelli lanciati in queste sedi cadono nel vuoto”, “Ma basta con le polemiche politiche, a noi ci frega che venga sistemato il porto”, gli fa da eco Marramiero. Da qui la provocazione di Marinella Sclocco: “Scriviamo, se poi non ci ascoltano io sono pronta ad occupare il Ministero”.

Testa: io ci sono. Il primo a rispondere all’appello del fronte comune è Guerino Testa, che “per mesi e mesi ha lanciato decine di appelli a tutti gli enti interessati nel tentativo che

qualcuno si interessasse del pericolo di esondazione del fiume, incontrato gli assessori regionali preposti a settembre dello scorso anno, più volte chiamato in causa l’Autorità di Bacino, ricevuto a Roma in diverse occasioni dai vertici della Protezione civile e dai ministeri competenti, facendo sempre notare che il corso d’acqua potrebbe tracimare in qualsiasi momento in caso di eventi meteorologici avverti particolarmente abbondanti”. E dopo risposte troppo tiepide che lo hanno portato a dimettersi da commissario straordinario al dragaggio, si rende disponibile alla causa comune e “ben lieto di lavorare al vostro fianco”, risponde a Sclocco e alle associazioni di categoria. “lo, come presidente della Provincia, ci sono”, scrive in una nota, “attendo fiducioso di conoscere le risposte che arriveranno dalle istituzioni chiamate in causa per salvare Pescara dal

rischio esondazione”.

Impostazioni privacy