Pescara, la sorveglianza armata dei vigili dopo le aggressioni. L’opposizione accusa:”Comune militarizzato”

Pescara. Se prima era l’opposizione di centrosinistra ad accusare l’amministrazione Mascia di aver “chiuso il Comune” con i tornelli all’ingresso, ora è l’opposizione di centrodestra ad accusare l’amministrazione Alessandrini di “militarizzare il Comune”.

Accade che, dopo le aggressioni subite dagli assessori Cuzzi e Sulpizio per mano di cittadini indignati, da ieri alcuni vigili (con pistola nella fondina) sorvegliano, mattina e pomeriggio, il Municipio e l’antistante palazzo degli uffici comunali. Per decisione del sindaco Alessandrini, lo stesso che aveva riaperto, appena insediato, i varchi elettronici fungenti da filtro per l’accesso, regolato dalla consegna dei documenti d’identità alle apposite guardie di vigilanza.

Fulminee e fulminanti le reazioni dell’opposizione. Carlo Masci, capogruppo consiliare di Pescara Futura sottolinea: “Alessandrini si riempiva la bocca di parole come ‘casa dei cittadini, “casa aperta a tutti, soprattutto a chi ha bisogno”, ‘casa di vetro’. E dopo 7 mesi, di fronte ai primi problemi militarizza il Comune, mettendo al suo ingresso vigili urbani attrezzati di tutto punto alla ‘difesa delle Istituzioni’. Dov’e’ finita la ‘casa aperta a tutti’?. Dove sono le belle parole?. Non erano meglio i tornelli, piuttosto che un numero imprecisato di vigili urbani distolti da servizi piu’ importanti per i cittadini?”, si chiede. Ancor più indignato l’ex sindaco Albore Mascia, che per tutto il suo mandato è stato rimbeccato per l’installazione dei tornelli: “E’ una follia, se li avessimo portati noi i vigili in Comune, saremmo finiti su Striscia la Notizia. E tutto questo per non ammettere che la misura dei tornelli era giusta e sacrosanta”. E, come riporta il quotidiano Il Centro, Mascia sottolinea come uno specifico emendamento (voluto proprio dal Pd) incluso nel regolamento che disciplina l’armamento della polizia municipale, “prevede il divieto di effettuare la sorveglianza armata nelle stanze del Comune. Di conseguenza, questo servizio di vigilanza è anche illegittimo, oltre che inutile”, commenta il consigliere di Forza Italia.

Di “Comune militarizzato” parla anche il M5S: “Si eliminano i tornelli e poi, per una percezione di paura, il Comune viene di fatto militarizzato, nonostante un servizio di filtro all’esterno dei palazzi esista già”, rimarca la capogruppo Sabatini”. “Pescara è l’ultima provincia in Italia nella classifica nazionale sulla sicurezza”, accusa ancora, “e loro hanno sottratto altre risorse umane ed economiche, perché otto vigili al giorno costano circa mille euro, per farsi una propria scorta personale”.

ALESSANDRINI E SULPIZIO: NESSUNA SCORTA, NESSUNA CORTINA DI FERRO

“Tornelli, scorte e muri di separazione dalla città non appartengono né alla nostra storia, né alla nostra cultura politica”; ribattono così il sindaco e l’assessore alla Polizia Municipale. “La cortina di ferro in Comune non c’è, nessun assessore gira con la scorta, né il sindaco che appena eletto vi rinunciò. Ognuno di noi ogni giorno viene al lavoro con mezzi propri e così avverrà in futuro”, tengono a precisare Alessandrini e Sulpizio, ritenendo legittime le misure di sorveglianza attuate, definendoli: “strumenti e norme vigenti da anni: sono operativi infatti due gigili a supporto dei due palazzi, presenti tutte le mattine e nei giorni di rientro e nell’arco delle ore lavorative del personale, questo proprio a tutela dei dipendenti e pronti ad intervenire solo se necessario”, concludono in una nota.

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